Salvini chiude anche a Letta: mai più con chi vuole il ddl Zan

Matteo si dice "sconcertato" dal segretario Pd. Fi e Lega confermano la linea: "Al governo solo se “decontizzato”"

Salvini chiude anche a Letta: mai più con chi vuole il ddl Zan

«Provocare una crisi di governo in un momento così complicato a livello nazionale e internazionale è veramente da irresponsabili. Tutto ciò che di negativo accade e accadrà è responsabilità esclusiva del Movimento 5 stelle. Noi abbiamo le idee molto chiare, non possiamo continuare a governare con loro, la nostra presenza è alternativa alla loro. Se non ci sarà un altro governo Draghi senza i 5 stelle si tornerà a votare».
È un sabato di osservazione e di attesa quello che vive il centrodestra di governo. Forza Italia e Lega giocano di rimessa con l'idea di vedere cosa farà Giuseppe Conte. Ma in serata Matteo Salvini, intervenendo alla festa della Lega organizzata a Lezzeno (in provincia di Como), spara a zero anche sul Pd. «Se qualcuno pensa che le priorità dell'Italia per i prossimi mesi siano ius soli, droga libera o ddl Zan, non può e non potrà mai più governare con la Lega e con il centrodestra». Il riferimento è alle ultime uscite del segretario dem Enrico Letta, che «invece di parlare di pensioni, lavoro e tasse» ha rilanciato i cavalli di battaglia della sinistra. Salvini sottolinea: «lo dico con sconcerto».


Il vertice Lega-Forza Italia potrebbe riprendere quota una volta che Mario Draghi avrà chiarito le sue scelte. A quel punto si lavorerebbe per coinvolgere anche Giorgia Meloni, legando la sua presenza alla necessità di accelerare sulla scelta per il candidato governatore della Regione Siciliana.


La linea del centrodestra di governo resta dunque quella indicata dai leader, confermata anche nella telefonata del tardo pomeriggio tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini: l'esecutivo può andare avanti, ma soltanto a condizione che non si ricomponga l'alleanza con i 5 stelle. Una possibilità - quella di un governo Draghi «decontizzato» - che il Pd fa comunque fatica a digerire per ragioni elettorali, visto che il «campo largo», ovvero la coalizione Pd-M5S, è tutt'altro che tramontato.


Se Tajani ribadisce la linea, Salvini trascorre buona parte della giornata al telefono con i dirigenti del partito, fedele alla nuova linea di concertazione continua con il suo stato maggiore. Il segretario della Lega ascolta di persona le ragioni dei rappresentanti di alcune categorie: industria, imprese, artigianato, agricoltura, sindacato, commercio, volontariato e terzo settore. E fa trapelare che «la Lega è impegnata per far uscire il Paese dallo stallo e offrire agli italiani certezze, crescita, sviluppo e lavoro. La Lega conferma la propria responsabilità, nonostante le continue provocazioni e i ritardi imputabili ai 5 stelle che hanno provocato la crisi di governo e al Pd che anche nelle ultime ore ha insistito sul ddl Zan contribuendo ad aggiungere confusione a confusione». Salvini convoca poi i gruppi di Camera e Senato per domani sera alle 20.30 per fare il punto della situazione in vista delle comunicazioni di Mario Draghi. Giorgia Meloni, intanto, osserva l'evolversi della situazione, forte dei sondaggi che continuano a premiarla. E continua a invocare il ritorno alle urne.

«Basta con l'accanimento terapeutico di questo Parlamento e con i governi che non raggiungono risultati», scrive sui social. «Sarebbe scandaloso mettere assieme il quarto governo di fila caduto dall'alto solo per far vivacchiare la legislatura».

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