All'ecotassa decisa dai pentastellati del governo per favorire le auto elettrificate, risponde duramente il gruppo Fca che minaccia la revisione del piano di investimenti da 5 miliardi nelle fabbriche italiane. Pietro Gorlier, responsabile di Fca per l'Europa, non usa mezzi termini: «Il sistema di bonus-malus, qualora attuato secondo l'impianto approvato in prima lettura alla Camera, inciderà significativamente sulla dinamica del mercato, in una fase di transizione del settore estremamente delicata». E sempre il manager di Mirafiori fa sapere che l'azienda non parteciperà al Consiglio regionale del Piemonte in programma oggi, «in quanto - precisa - non saremmo in grado, né di confermare il piano industriale nella sua integralità, né di proporre scenari alternativi, dovendo ancora quantificare con precisione tale impatto».
Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, che l'altro giorno ha incontrato i rappresentanti della filiera, prende atto della reazione di Fca e si dice convinto «che si possa fare bene, nella lotta all'inquinamento con gli incentivi all'auto elettrica, senza danneggiare e senza provocare shock nei piani industriali delle aziende». Fca e le associazioni di categoria sono intanto al lavoro per far pervenire in tempi stretti, a Di Maio, i rispettivi punti di vista su come dovrebbe essere formulato un piano capace di rinnovare il parco circolante (quello italiano è il più vecchio d'Europa), stimolando gli acquisti di veicoli green attraverso un progetto che agevoli la diffusione delle infrastrutture di ricarica pubbliche e anche private. In una nota congiunta, a questo proposito, Anfia, Unrae e Federauto ritengono efficace la possibile applicazione «del credito d'imposta ampiamente utilizzato dalle famiglie italiane nel settore delle ristrutturazioni edilizie». «Comprendo l'aspetto ideologico del provvedimento in discussione - commenta il presidente di Unrae, Michele Crisci - ma occorre una strategia precisa. Se il rischio è quello di creare danni al mercato e al sistema auto, allora è meglio non fare nulla». Insomma, la cosiddetta «tassa sulla Panda» è bocciata senza appello dagli addetti ai lavori.
Preoccupati anche i sindacati. Roberto Di Maulo (Fismic) se la prende con Di Maio: «Serviva un cittadino di Pomigliano per mettere a rischio migliaia di posti nello stabilimento campano difeso strenuamente dalla lotta dei lavoratori per 10 lunghi anni. L'ecotassa evidenzia l'ignoranza totale di questo governo sul lavoro e sulla politica industriale».
Lunedì il dibattito approderà in Senato e l'auspicio è che il provvedimento venga ripresentato con una serie di modifiche. In caso contrario sarà guerra tra Fca e filiera contro il governo.
Nei corridoi dei palazzi romani, intanto, cominciano a emergere alcuni retroscena che confermano la profonda spaccatura tra Lega e 5 Stelle sul tema ecotassa. Il provvedimento sarebbe il frutto di un colpo di mano dei 5 Stelle a opera del sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa, senza aver consultato il Carroccio. Iniziativa, tra l'altro, che avrebbe mandato su tutte le furie il collega Massimo Garavaglia, sottosegretario all'Economia.
Ma la frittata era ormai fatta.A questo punto, si prospetta un fine settimana bollente, con la Lega che farà di tutto affinché sia presentato in Senato un testo diverso senza l'ombra di nuove tasse a carico degli automobilisti.
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