Ribaltare il tavolo all'esploratore. Ed ecco i caffè, la pausa pranzo e i leader assenti. Lo stesso presidente della Camera, intorno alle 10, va via. Qualcuno si sarà reso conto che l'operazione Fico, raffinatissima, sarebbe potuta andare in porto. Meglio allora dilatare i lavori del cronoprogramma, riservarli solo ai capigruppo, rinunciare alla stesura di quel «documento scritto» voluto da Matteo Renzi. Un patto messo nero su bianco che a un certo punto aveva convinto anche gli altri leader. Nella serata di domenica il tavolo di Roberto Fico sembrava la panacea di tutti i mali della maggioranza. Il contratto di governo, nonostante i precedenti, appariva come l'unica ciambella di salvataggio per tenere a galla i giallorossi. E Fico, a quel punto, sarebbe diventato la soluzione a portata di mano per non scontentare nessuno. Un Conte ter senza Conte, insomma. Con gli stessi attori della maggioranza uscente. Forse il presidente della Camera avrebbe soddisfatto anche la voglia di rivalsa del senatore di Rignano, ansioso di liberarsi del premier uscente. D'altronde Fico va d'accordo con la sinistra. Poi i grillini non avrebbero potuto opporsi alla salita a Chigi di un loro uomo. Così nel weekend l'esploratore entrava nel totopremier.
Deve essere stato in quei giorni che a Palazzo Chigi hanno cominciato a drizzare le antenne. Domenica mattina la comunicazione di Conte metteva le mani avanti, smentendo una serie di retroscena sulle mosse dell'avvocato di Volturara Appula. «Il presidente Conte e l'intera comunicazione di Palazzo Chigi non hanno mai rilasciato dichiarazioni o fatto trapelare informazioni che rispecchiassero in alcun modo il pensiero del presidente», la precisazione. Condita da una sottolineatura sul silenzio di Conte. «Il riserbo e il silenzio del presidente del Consiglio sono un doveroso e rispettoso ossequio non solo alla delicata situazione politica che sta vivendo il nostro Paese - scriveva lo staff - ma anche al lavoro che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Camera Roberto Fico stanno svolgendo in questi giorni». E però si diffonde subito il sospetto che il tavolo di maggioranza serva a Renzi per far saltare il tavolo del Conte ter. Ieri mentre i partecipanti alla riunione sul programma si avviano verso la pausa pranzo, a Chigi gli uomini di Conte cercano di interpretare le parole dell'ultima e-news dell'ex rottamatore. «Il "governo di capaci e meritevoli" auspicato da Renzi è un riferimento a Draghi?», eccola, la domanda.
Man mano che aumenta la paura di Conte si ridimensiona la centralità del cronoprogramma di Fico. Fonti vicine ai «responsabili» fanno sapere che alla fine degli incontri non ci sarà nessun documento scritto, come chiesto invece dai renziani. La risposta per procura a Iv arriva da sinistra. «Impossibile aprire il tavolo sul programma senza il premier, va coinvolto Giuseppe Conte», dice il deputato di Leu Stefano Fassina a Radio Cusano Campus.
«I documenti devono far riferimento a Conte presidente incaricato» insiste Bruno Tabacci con il Corriere della Sera. «Tabacci ormai è il primo consigliere di Conte, bisogna chiedere a lui per capire cosa farà il premier», spiega al Giornale un grillino di peso. Tutto torna.
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