Ce la farà. Ce la dovrebbe fare. Robert Fico, il primo ministro della Slovacchia vittima di un attentato con arma da fuoco mercoledì a Handlova, lotta ancora per la vita, ma secondo il suo vice Tomas Taraba «non è in pericolo, l'intervento chirurgico a cui è stato sottoposto è andato bene». Ricoverato al Roosevelt University Hospital di Banská Bystrica, nella regione centrale del Paese, Fico è stabilizzato, e ieri è riuscito a parlare per pochi minuti con il presidente eletto Peter Pellegrini (in carica dal prossimo 15 giugno), che gli ha fatto visita. Pellegrini ha avuto solo il tempo di rassicurare il premier e quando è uscito dall'ospedale ha raccontato che Fico «è scampato alla morte per un soffio», perché «se le ferite da arma da fuoco fossero state solo pochi millimetri più in là dovremmo ora parlare di Fico come del defunto premier».
Il suo attentatore, il settantunenne poeta e attivista Juraj Cintula, è detenuto nei locali di un'unità speciale della polizia criminale a Nitra. Interrogato dagli agenti, Cintula avrebbe detto di essere orgoglioso di quello che ha fatto e di non aver voluto uccidere il primo ministro. L'uomo, che è stato accusato di tentato omicidio premeditato per vendetta e rischia una pena tra i 25 anni e l'ergastolo, ha detto di aver pianificato l'attacco pochi giorni prima. Rivelazioni non confermate dalla polizia, che in base a quanto concordato con la Procura generale ha deciso di fornire pochissime informazioni sull'attentato e sullo stesso Cintola. In Slovacchia c'è un clima di ansia, dopo l'attentato molti politici hanno ricevuto messaggi minatori e il ministro dell'Interno Matus Sutaj Estok parla di «rischio di guerra civile» e invita i media a essere «obiettivi per evitare che altri lupi solitari si radicalizzino e pensino che questi motivi siano sufficienti per sparare a qualcuno». Il governo non avrebbe gradito il fatto che sia circolato un video con le immagini dei minuti successivi all'attentato e si sta indagando su chi lo abbia girato e fatto girare.
Secondo il ministro dell'Interno Matus Sutaj Estok, l'attentatore, che da trent'anni ha regolare porto d'armi, «non è membro di alcun gruppo politico radicalizzato, è un lupo solitario», anche se in passato aveva preso parte ad alcune manifestazioni antigovernative. Cintula sarebbe contrario alle politiche del governo Fico di riavvicinamento alla Russia di Putin e di abbandono dell'Ucraina. Secondo il canale tv Markiza mercoledì dopo l'arresto Cintula, che ha sparato cinque colpi di cui tre hanno centrato Fico, è stato interrogato per ore e poi in tarda serata condotto alla sua auto parcheggiata, dove gli agenti hanno trovato il cellulare dell'uomo. Nel frattempo a Levice, la città in cui risiede, è stato messo sotto sorveglianza il suo condominio e la moglie è stata portata via per proteggerla.
La Slovacchia fatica a uscire dall'incubo. Ieri a Bratislava si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza della Slovacchia, mentre Pellegrini ha rivolto a tutti i partiti una richiesta perché sospendano la campagna elettorale per le Europee, o almeno ad «abbassare i toni». «Fino a ieri, la Repubblica slovacca ha dimostrato la capacità di risolvere tutte le crisi politiche secondo la Costituzione e democraticamente», ha detto Pellegrini. E quel «fino a ieri» suona come un monito angosciante. Pellegrini ha fatto poi un appello all'unità nazionale: «Se c'è qualcosa di cui il popolo slovacco ha urgentemente bisogno oggi, è almeno un accordo fondamentale e l'unità nella rappresentanza politica slovacca. E se non il consenso, almeno un modo civile di discutere».
E mentre il premier polacco Donald Tusk rivela di aver a sua volta ricevuto minacce di morte ieri, dopo l'attentato al coillega slovacco, il presidente ungherese Viktor Orbán, considerato il modello politico di Fico, ha detto che «ora devo combattere da solo per la pace,
con doppia forza» e ha fatto un appello in vista del voto per le Europee: «È cruciale mettere fine alla violenza e votare per la pace il 9 giugno». O almeno quella che Orbán definisce pace, una resa alla Russia di Vladimir Putin.
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