Figlio, marito, padre. Il diario degli affetti prima di guidare la nuova Inghilterra

Quello di Carlo non poteva essere un discorso da capo di Stato. È stato l'addio alla madre. Senza retorica: con rispetto e commozione, gli occhi appena umidi

Figlio, marito, padre. Il diario degli affetti prima di guidare la nuova Inghilterra

Non è stato il discorso del re. È stato l'addio del figlio alla madre. Charles III ha parlato per meno di nove minuti, sulla scrivania, spoglia di fogli, la cornice con la fotografia di Elisabetta, sorridente nell'abito celeste e il capello di uguale tinta con un fiore rosso intenso quasi una coccarda, un vaso d'argento di fiori bianchi. Nessuna frase tronfia ma, a conferma del momento doloroso, il coinvolgimento della famiglia, dei figli, di William e Catherine e poi di Meghan e Harry («amore per loro») che hanno scelto di vivere oltre l'oceano e ancora parole per Camilla che è stata «moglie e consulente decisiva in questi anni difficili».

Un diario breve di affetti, un riassunto profondo di memorie per il tempo lungo vissuto assieme, tra mille accadimenti nel regno che sembra non avere confini e oggi sta riunito tutto sull'isola. È stata una giornata lunga, il ritorno da Balmoral, l'arrivo a Buckhingham, il popolo assiepato in attesa di vedere il re e la regina consorte. Charles è sceso dalla Bentley e si è avvicinato alla sua gente, di ogni razza e di ogni età, stringendo cento e cento più mani, ricevendo baci e carezze e mazzi di fiori e selfie, conservando sempre lo stesso decoro, anzi regalando un sorriso di ringraziamento. Lo seguiva, a distanza, Camilla, lontana dalle telecamere, quasi dimenticata. Poi la coppia si è avviata verso l'ingresso e l'immagine è stata il riassunto del presente e del futuro, per la prima volta Charles re e sua moglie Camilla, regina consorte a Palazzo, soli, in cammino verso una storia che nessuno può immaginare ma che il monarca dovrà interpretare.

Nel pomeriggio l'incontro con Liz Truss, il nuovo premier, immagine inedita della nuova cronaca britannica. Alle sei in punto, ora di Londra, Charles è apparso con la stessa espressione, lo stesso abito scuro, la stessa cravatta nera e la pochette appena punteggiata di bianco, il tono è stato lento e di rispetto, gli occhi si sono appena inumiditi quando ha accennato al padre e poi al volo degli angeli che accompagneranno la regina. Charles ha spiegato la sua nuova vita, di responsabilità diverse da quelle che finora lo hanno seguito, lascerà in altre buone mani l'impegno della beneficenza che gli sta a cuore, dovrà invece affrontare temi e situazioni che sua madre ha saputo leggere e discutere e risolvere con la devozione, la dignità che l'hanno contraddistinta. La promessa di continuare la missione e il servizio «fino a quando Dio me lo consentirà. Alla mia cara mamma, grazie, grazie». Sono state le sue ultime parole, come il timbro sui documenti ufficiali di corte, in attesa del diciannove di settembre, l'ultimo giorno di Elisabetta sulla terra, il funerale che raggrumerà il Paese e non soltanto, come avvenne con Diana ma allora fu un epilogo tragico, come accadde con Filippo ma allora con il silenzio discreto verso una figura anch'essa, in ultimo, di assoluta discrezione.

Non è stato

dunque il discorso di un capo di Stato. Non poteva, non doveva esserlo. Verrà il tempo, quando Elisabetta II, regina, resterà un ricordo forte, incancellabile e Charles III, suo figlio, sarà il re di una nuova Inghilterra.

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