Figlio senza sepoltura Il dramma di Romano ultima vergogna Raggi

La denuncia del deputato Pd dopo due mesi di attesa. Solo i grillini tacciono

Figlio senza sepoltura Il dramma di Romano ultima vergogna Raggi

«La tua vergogna non sarà mai abbastanza grande». È un j'accuse terribile quello lanciato ieri contro Virginia Raggi da un padre straziato, che è anche importante dirigente del Pd. Un j'accuse che alla disastrosa sindaca di una Capitale allo sbando fa molto più male di tanti anni di opposizione inerte del Pd romano, perché denuncia il dramma che centinaia di famiglie alle quali è impossibile dare sepoltura ai propri cari stanno vivendo.

«Oggi sono 2 mesi che mio figlio Dario non è più con la sua mamma, con i suoi fratelli, con me - scrive su Twitter, rivolto alla Raggi, il parlamentare dem - due mesi che non riusciamo a seppellirlo: Ama non dà tempi di sepoltura degni di una città civile. Anzi, non dà alcun tempo». In poche righe, Romano fotografa il fallimento anche morale dell'amministrazione grillina della Capitale, e la situazione da tragedia greca causata da un'azienda comunale che, oltre a non saper smaltire i rifiuti, da mesi non riesce neppure a seppellire i morti: almeno duemila sono i feretri ammucchiati in attesa. «Aspettiamo da due mesi. Ero assai restio a renderlo pubblico, vista la mia carica politica. Ma è un dramma che vivono migliaia di famiglie romane: quale mancanza più grave può avere un sindaco?», spiega Romano.

Il caso Ama è uno dei simboli della sindacatura Raggi: serbatoio di nomine e voti clientelari, ricompensati con accordi sindacali privilegiati, ha cambiato sei amministratori, scelti e poi cacciati dalla Raggi (l'ultimo ha come benemerenze in curriculum l'essere attivista 5 Stelle ed ex portavoce di un consigliere comunale grillino), sprofondando ogni volta di più nel disastro. La denuncia di Andrea Romano scuote la politica, con esponenti di ogni partito (tranne M5s, ovviamente) che gli danno la propria solidarietà. Costringe l'azienda a replicare con un comunicato burocratico che assicura che a maggio la sepoltura ci sarà, e alla fine stana persino la Raggi, travolta da un'onda di indignazione. Con mirabile faccia di bronzo, la sindaca definisce «ingiustificabile» lo «strazio» delle famiglie dei morti insepolti, e proclama di aver «convocato Ama che mi ha assicurato di star lavorando a una soluzione». Persino il Pd di Roma si scuote dal suo torpore, e per una volta prova a fare opposizione, chiedendo la convocazione ad hoc del Consiglio comunale sul caso dei cimiteri, per incalzare almeno un po' la sindaca.

La denuncia di Romano irrompe nel quadro già disastrato del tentativo di alleanza tra Pd e Cinque stelle. Le elezioni amministrative incombono, ma gli accordi elettorali nelle città sono in altissimo mare. Il partito grillino è totalmente acefalo, il Pd non sa con chi parlare di candidati sindaci, l'aspirante leader Giuseppe Conte sta tra color che son sospesi e non sa che pesci prendere, mentre tra i parlamentari cresce la resistenza alla sua ascesa. E il pressing pro-Giuseppi del Pd, aumentato a dismisura dopo che Grillo è diventato politicamente inservibile causa video, rischia di rivelarsi controproducente. Ieri il ministro dem Orlando è entrato coi piedi nel piatto: «Il percorso è complicato, ci sono ancora troppi tratti populisti in M5s, deve cambiare di più e Conte deve iniziare a guidarlo. Non mi pare che finora sia sceso in campo».

E l'intoppo principale è proprio a Roma, dove Letta e gran parte del partito sperano ancora di riuscire a convincere Nicola Zingaretti a candidarsi, mentre l'ex segretario ripete di voler restare alla Regione Lazio. Che altrimenti dovrebbe andare al voto e, tanto più senza intesa di ferro con M5s, finire probabilmente al centrodestra.

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