Preparando le valigie avete pensato al consiglio di mister Fielding, che in Passaggio in India di Edward Morgan Forster spiegava che nella vita bisognerebbe viaggiare leggeri? Un'esortazione ignorata per anni, tra il beauty e la busta delle medicine, i solari, la giacchetta un po' più pesante anche se si andava ai Tropici perché la sera non si sa mai, un improbabile costume per mari nordici, il phon, la mise elegante, le scarpe pesanti e i sandali aperti. Tutti pronti a ogni evenienza. Riposti in valigie e valigette e valigioni, auspicabilmente coordinati. Con la quasi certezza che si sarebbe tornati a casa con vestiti non utilizzati e libri mai aperti.
Ora ci attende un futuro in cui si partirà senza nulla in mano, o quasi. È la proposta, che alcuni troveranno indecente ma che sarebbe piaciuta allo spartano mister Fielding, di Japan Airlines, in fase di test fino a fine agosto per i passeggeri di lungo raggio. Si chiama «Any Wear, Anywhere» (ovvero «Qualsiasi vestito, ovunque») e consente di noleggiare i vestiti da usare in viaggio nella taglia e stile preferito e trovarli nella propria camera di hotel, pronti da essere indossati e poi abbandonati al termine del soggiorno. Da JAL spiegano che, con il nuovo servizio, intendono «creare un ambiente in cui i viaggiatori possano utilizzare opzioni locali per tutti gli aspetti, dall'abbigliamento al cibo all'alloggio, trasformando i viaggi in esperienze più sostenibili».
Ci toccherà dunque cambiare il modo di viaggiare, e anziché pensare a cosa mettere in valigia tra i quattro stracci custoditi nell'armadio ci si lancerà in uno shopping temporaneo, con la possibilità di cambiar stile: a seconda dell'occasione, o dell'umore, casual o chic, classico o eccentrico.
Un alleggerimento, questo, davvero definitivo. Ma non il primo. Quando arrivarono i viaggi low cost portarono con loro l'agrodolce opportunità del bagaglio in stiva. Così, ci affrettammo ad acquistare quel trolley che oggi sembra sia sempre esistito ma è un'invenzione piuttosto recente: la prima valigia con rotelle e maniglia estraibile la ideò nel 1987 Robert Plath, un pilota statunitense. Evidentemente stufo di doversi trascinare dietro una valigia a ogni viaggio. Un'invenzione che gli valse anche un commeo (come personaggio, naturalmente) nel film This Must Be the Place di Paolo Sorrentino.
L'acquisto poi era soggetto a un attento controllo di altezza, larghezza e profondità che rispettassero le direttive delle compagnie. La più restrittiva Ryanair, insieme a gratta e vinci e profumi, cercava di vendere trolley omologati a stive sempre più inaccessibili. E così il bagaglio si riduceva, il cappotto restava a casa, la maglietta in più, al limite, si comprava a destinazione e attenzione a lasciare un po' di spazio per i souvenir. Viaggiare leggeri, più che una filosofia di vita, diventava una banale necessità, di risparmio ma anche di comodità per viaggi sempre più corti e ritmi di vita frenetici, si fosse via per vacanza o per lavoro.
Ora siamo arrivati a una nuova svolta. Con le compagnie aeree che cercano di ridurre il peso dell'aeromobile, strette tra costi del carburante e passeggeri ecoconsapevoli. Le low cost ormai impongono per la tariffa standard il bagaglio sotto il sedile, spingendo a passare dal trolley allo zainetto, di cui già ci sono le versioni da viaggio, che si aprono a metà con comodi comparti.
Ma il trolley è attaccato da più parti. I residenti di varie località ad alto tasso turistico si sono detti stanchi di quel poco edificante rumore di ruote che girano sul selciato, amplificato dalle strette strade in pietra dei centri storici.
E quest'estate Dubrovnik è passata all'azione, e con un video dell'ufficio di turismo e alcuni cartelli intima i turisti di sollevare e non trascinare il bagaglio ruotato.Sarà la fine del trolley? Parafrasando Woody Allen, arriveremo forse a dire: il trolley è morto. E anche il bagaglio non si sente molto bene.
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