Dopo il no della Corte costituzionale all'omicidio del consenziente, il tema sconvolge ancor di più il Parlamento, già spaccato in due, con Pd, M5S e Leu favorevoli alla legge Bazoli (dem) sull'aiuto al suicidio. Il centrodestra in modo compatto, invece, è contrario alla legge e il primo atto per dimostrarlo è stato che Forza Italia e Lega hanno presentato un emendamento soppressivo dell'intero provvedimento. Come dire: questa legge deve scomparire. Antonio Tajani, vicepresidente azzurro, ha precisato: «La posizione di Fi è contraria. Se poi qualche singolo parlamentare si vuole appellare alla libertà di coscienza, lo può fare». Fi e Lega (rispettivamente 80 e 133 deputati) non hanno chiesto il voto segreto. Lo ha fatto Fdi (37 deputati), così i deputati hanno votato non in base alle indicazioni dei partiti, i banchi del centrodestra di giovedì sera erano anche abbastanza sguarniti e in più i numeri in aula erano dalla parte della sinistra. Così è finita 262 a 126. A spingere il presidente della Camera, Roberto Fico: «Varare una legge è dovere del Parlamento». Resta probabile che provvedimenti più urgenti facciano slittare il testo. Come sempre, poi, gli scontri veri sono al Senato, dove gli equilibri sono differenti.
Anche se i temi sono diversi (l'omicidio del consenziente è ben oltre l'aiuto al suicidio), le questioni rimangono legate. Lo stesso Giuliano Amato, presidente della Consulta, ha ammesso che il testo «avrebbe aperto all'impunità di chiunque uccida un altro con il suo consenso». La legge Bazoli modifica invece l'articolo 580 del Codice penale sull'istigazione o aiuto al suicidio ma pone anch'essa temi non risolti, sia sulla platea molto ampia di persone che potrebbero chiedere aiuto per farsi uccidere sia perché sono circoscritti i limiti all'obiezione di coscienza concessi ai medici. Come si legge nelle premesse, la legge vorrebbe rimanere nel perimetro della sentenza 2019 della Consulta sul caso di dj Fabo (presidente era Marta Cartabia, relatore Franco Modugno, che è relatore anche della sentenza sull'inammissibilità dell'omicidio del consenziente). Ma c'è difformità, a parte sul fatto che la persona che chiede di essere uccisa deve essere sottoposta a trattamenti di sostegno vitali. La sentenza della Corte prevedeva come incostituzionale la punibilità del medico, ma senza obblighi per i medici.
La legge Bazoli, invece, capovolge il principio: il non obbligo per il medico diventa dovere di prestazione per il Sistema sanitario nazionale, con obiezione di coscienza circoscritta alla sola fase esecutiva. I medici sarebbero cioè obbligati a prendere parte alle fasi preparatorie dell'aiuto al suicidio.
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