Una mossa senza precedenti. Nel decreto che ha messo in moto le perquisizioni della scorsa settimana, la procura di Torino decide per la prima volta di mettere il naso dentro la Dicembre, la società che è il cuore pulsante del gruppo Exor, insomma la scatola di comando dell'impero le cui province sono (con quote diverse) Stellantis, Ferrari, Juventus e via elencando i gioielli della corona. Qualcosa non quadra e la Procura lo scrive in modo inequivocabile nel decreto di cui il Giornale è venuto in possesso: «Ci sono evidenti anomalie, anche di carattere documentale, che hanno interessato l'aggiornamento della compagine sociale della Dicembre (cassaforte della famiglia Agnelli) avvenuta a distanza di anni e in maniera irregolare». È un'accusa pesantissima, anche se tutta da provare, che fa scricchiolare il trono dei tre fratelli Elkann: John, Lapo e Ginevra, rilanciando le ambizioni della loro madre Margherita di tornare nella stanza dei bottoni da cui era uscita volontariamente.
Tutto accade nell'ovattato mondo sabaudo fra il 2003 e il 2004: muore l'Avvocato e subito dopo gli assetti della Dicembre cambiano. John, l'erede designato, l'uomo scelto dall'Avvocato per prendere il suo posto, arriva al 58 per cento. Nel 2004 Margherita vende la sua quota alla madre per 105 milioni, poi Marella cede il suo 33% ai nipoti. Risultato, gli Elkann blindano il loro potere: John ritocca la sua quota al 60%, Lapo e Ginevra prendono ciascuno il 20%. È la fotografia di oggi, ma è anomala. E la procura mette in fila una cascata impressionante di anomalie: «Declaratoria del giugno 2021 contenente una scrittura privata non autenticata del 19 maggio 2004 con cui Caracciolo Marella avrebbe ceduto ai fratelli Elkann la nuda proprietà delle quote della Dicembre riservandosi il diritto di usufrutto».
Insomma, c'è un documento decisivo non autenticato che viene portato allo scoperto, con una sorta di disclosure, 17 anni dopo. Che significa tutto questo? Perché si è tenuto coperto l'assetto della Dicembre per 17 anni? E come mai un documento di capitale importanza non è passato da un notaio? È il presunto peccato originale che si porta dietro tutti gli altri. Ecco poi il «pagamento delle quote apparentemente effettuato mediante disposizioni fiduciarie e conti bancari esteri (Pictet & Cie di Ginevra) e allo stato non documentato». E ancora: «Assenza totale di documenti originali posti alla base della vicenda ereditaria, sin dalla successione del senatore Agnelli (deceduto a Torino in data 24 gennaio 2003)». Non basta. C'è persino «la natura verosimilmente apocrifa delle firme riconducibili a Caracciolo Marella su alcuni documenti di rilievo (aggiunte testamentarie e contratti di locazione/comodato degli immobili italiani)». Dunque, tutta la storia di una delle società chiave del capitalismo italiano, certamente la più importante, è avvolta nella nebbia che finora nessuno aveva provato a diradare.
Ora la Procura, imbeccata dal corposo esposto di Margherita, che tutela gli altri cinque figli di secondo letto, corre in tante direzioni. Cerca di stabilire, ed è la base di tutto, dove visse la mamma di Margherita, se in Italia o in Svizzera, negli ultimi mesi prima di morire a febbraio del 2009.
Dà perfino la caccia ai «beni detenuti da società terze - come si legge in un paragrafo - collocate nei paradisi fiscali di cui Caracciolo Marella è risultata essere titolare effettiva». E riscrive la storia misteriosa della Dicembre, lo scrigno di famiglia.
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