Il flop del presidente nero Gli Usa sempre più razzisti

Sei americani su dieci pensano che le relazioni non siano buone. Raddoppia il numero di afro-americani scontenti

Il flop del presidente nero Gli Usa sempre più razzisti

Chiuso lo spazio aereo su Nairobi, diecimila poliziotti schierati. Barack Obama mette piede in Kenya, il Paese che ha dato i natali al padre, per la sua prima visita da presidente. E prima di lasciare gli Stati Uniti, il capo della Casa Bianca ricorda non solo le «tante sfide» ma anche «l'incredibile dinamismo» dell'Africa, per poi sottolineare la necessità di «abbattere gli stereotipi e le barriere». Eppure, proprio mentre il leader statunitense lancia il suo appello per colmare le divisioni tra America e Africa, un sondaggio in casa dimostra che di steccati fra razze negli Stati Uniti ce ne sono ancora parecchi e che il pessimismo degli americani è persino cresciuto da quando alla Casa Bianca siede il primo presidente nero della storia. Una rilevazione di Cbs per il New York Times svela che sei americani su dieci pensano che le relazioni fra razze siano negative e quattro su dieci che siano addirittura peggiorate in questi sette anni di presidenza Obama. L'allarme più forte è proprio tra gli afro-americani che nel 2008 esultarono per la vittoria di Obama, pensando potesse rappresentare una svolta nei rapporti fra bianchi e neri. Allora la percentuale di chi riteneva che negli Stati Uniti vi fosse un problema di razzismo si era dimezzata dal 60% al 30%. Oggi è arrivata a un nuovo picco: 68%, il tasso più alto di malcontento registrato dopo l'approdo di Obama alla White House. Numeri inquientanti, perché ricordano quelli registrati nel 1992 dopo la sentenza che assolse i poliziotti responsabili del pestaggio di Rodney King. Il filmato registrato dal balcone dell'abitazione di un testimone, che mostrava il tassista afroamericano colpito con inaudita ferocia dagli agenti, fu la miccia che fece esplodere la rivolta di Los Angeles. E di tensioni e rivolte non ne sono mancate negli ultimi mesi, i peggiori dagli anni sessanta, i tempi delle battaglie contro la segregazione.

Il sondaggio di Cbs arriva in uno degli anni più caldi sul fronte delle tensioni razziali negli Stati Uniti, realizzato tra il 14 e il 19 luglio, praticamente un mese dopo il massacro di Charleston, in South Carolina: nove persone uccise per mano di un bianco di 21 anni, che progettava l'assalto da mesi e che su Internet faceva circolare un manifesto sulla supremazia della razza bianca. E arriva a un anno dalla rivolta di Ferguson, a St Louis, in Missouri, che ha trasformato la veglia funebre per Darren Wilson - un diciottenne afroamericano disarmato ucciso da un poliziotto in un'esplosione di rabbia collettiva degli afro d'America contro i metodi della polizia definiti razzisti. Il clima si è fatto di nuovo incandescente alla fine dello scorso anno dopo l'assoluzione di un altro poliziotto per la morte di Eric Garner, giovane afro che soffriva di asma e che morì sotto i colpi brutali dei poliziotti che coi loro colpi arrivarono addirittura - questa era l'accusa - a ucciderlo per soffocamento.

Obama lo ha dichiarato nel 2012: «Sono il presidente degli Stati Uniti d'America e non il presidente dell'America nera». E su questo fronte sembra aver convinto i due terzi degli americani. Ma forse proprio per questo, una tipica questione di aspettative, solo il 15% degli statunitensi è convinto che i rapporti fra razze siano migliorati.

Ma anche all'interno di queste percentuali si legge una differenza: il 72% dei neri approva la gestione Obama mentre la quota si assottiglia fino al 40% fra i bianchi. E se si guarda a chi lo ha votato, be' anche lì il gap è evidente: eletto nel 2008 con il 95% dei voti degli afroamericani contro il 43% dei bianchi e rieletto col 93% dei neri e il 39% dei bianchi.

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