La Florida pronta a votare in massa il tycoon. Fari sui referendum contro aborto e cannabis

Nello Stato di DeSantis i repubblicani hanno almeno 20 punti di vantaggio. Interesse per la sfida con la Disney sui temi woke

La Florida pronta a votare in massa il tycoon. Fari sui referendum contro aborto e cannabis
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La devastazione dell'uragano Milton nelle settimane passate ha lasciato spazio a un clima estivo in Florida nonostante sia autunno inoltrato. A Orlando, quarta città della stato e polo dell'entertainment con gli Universal Studios e Disney World, i cittadini attendono in fila fuori dai seggi per il voto anticipato che è iniziato ufficialmente sabato (fino al 2 novembre) indossando solo una t-shirt e un paio di pantaloni corti, scenario molto diverso dagli stati del Nord.

Un tempo contesa tra i democratici e i repubblicani e in grado di influenzare il risultato delle presidenziali, oggi la Florida è saldamente repubblicana. Il governatore Ron DeSantis ha vinto la rielezione nel 2022 con quasi il 20% di vantaggio, record per un repubblicano.

Nonostante secondo tutti i sondaggi in Florida i repubblicani dovrebbero vincere con un buon margine, oltre alle presidenziali si vota per due referendum su temi molto delicati: l'aborto e la legalizzazione della marijuana per uso ricreativo e, affinché le richieste di emendamento siano approvate, è necessario il consenso del 60% degli elettori. Se il voto sull'«Amendment 3» dovesse passare verrebbe «legalizzata la cannabis per possesso, acquisto e uso ricreativo per gli adulti sopra i 21 anni».

Molto più delicato è l'emendamento 4 che impedirebbe al governo della Florida di limitare l'aborto prima della vitalità fetale annullando così l'Heartbeat Protection Act approvato lo scorso anno. Inoltre permetterebbe l'aborto durante tutti i 9 mesi di gravidanza per motivi correlati alla salute. Si tratta di un tema che polarizza molto il consenso dell'elettorato così come la cultura woke. La presenza di Disney World rende Orlando non una città qualsiasi, ma un centro nevralgico della battaglia politica che si è sviluppata negli ultimi anni negli Stati Uniti con i repubblicani che hanno accusato in più occasioni Walt Disney di promuovere la «woke culture» attraverso rivisitazioni dei propri cartoni. Lo scontro ha avuto il suo apice nella primavera 2022 quando il governatore De Santis ha approvato il Parental Rights in Education che «proibisce l'insegnamento in classe dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere nella materna fino alla terza elementare». Il disegno di legge è stato soprannominato dai democratici Don't say gay Act generando forti proteste da parte della comunità Lgbt. In un primo momento il Ceo della Disney Bob Chapek aveva dichiarato che l'azienda non avrebbe assunto una posizione pubblica sul disegno di legge ma, anche a causa delle pressioni di parte dei suoi dipendenti, ha poi deciso di contrastarlo. Ciò ha avviato uno scontro con il governo della Florida con l'abrogazione del Reedy Creek Improvement Act che concedeva un distretto speciale alla Disney. Dopo una disputa legale persa dall'azienda contro il governo, in primavera è stato trovato un accordo.

La contrarietà alla cultura woke è anche uno degli elementi che spingerà una parte della comunità ispanica (per stragrande maggioranza cattolica) a votare per Trump.

In Florida il 26,5% della popolazione è ispanica o latina e, come spiega Lorenzo Montanari vice presidente dell'Americans for Tax Reform: «c'è un fattore demografico per cui i latinos, che nel 2016 appoggiarono Trump per il 28% , oggi si attestano sul 41%». Un consenso di una delle minoranze più popolose degli Stati Uniti che potrebbe fare la differenza.

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