I dati del contagio non sono brutti ma non parlano di una fine dell'epidemia: 190 nuovi casi, 13 decessi e 213 dimessi dai reparti Covid. L'Italia se la cava ma preoccupano alcuni aspetti «sommersi» della pandemia: i focolai, gli asintomatici e i super-diffusori. Voci che fanno pensare a un virus che si sta muovendo sotto traccia, libero di circolare tra folle di persone che hanno ormai abbassato guardia e mascherina.
Tra i nuovi focolai uno dei più preoccupanti è quello sviluppato in Emilia Romagna: trenta persone sono sotto osservazione a Riccione e altri trenta a Modena dopo il caso della turista modenese di 17 anni, risultata positiva al Covid 19 mentre si trovava in Riviera. La studentessa era in vacanza dai primi di luglio, ospite nell'abitazione di un'amica insieme alla madre. Le due adolescenti facevano gruppo con altri coetanei, tutti provenienti da Modena e frequentavano un bagno. Solo una sera tutta la comitiva sarebbe andata in una discoteca ma, a catena, la ricerca dei loro contatti sta proseguendo.
Allarme in Trentino per un possibile focolaio alla Bartolini di Rovereto, dove sono stati effettuati 200 tamponi. L'inchiesta epidemiologica dell'Asl di Trento ha rilevato che tre persone positive erano tutte appartenenti al turno di lavoro notturno e pertanto sono stati immediatamente disposti i tamponi per tutti i lavoratori che condividevano lo stesso turno di lavoro dei contagiati, compresi gli addetti alle pulizie.
Sono invece 18 i casi positivi riscontrati a Catania, cinque dei quali sono ricoverati al reparto di Malattie infettive del San Marco, l'unico ospedale che ancora ospita pazienti di coronavirus. Tredici sono in isolamento a casa seguiti dalle Usca, le unità territoriali dell'Asp. Uno dei soggetti ricoverati da qualche giorno si è leggermente aggravato e i medici lo stanno trattando in semintensiva.
Sembra tutto sotto controllo nell'identificazione e nell'isolamento dei soggetti sospetti ma una cosa è certa: se i numeri dei focolai dovessero aumentare leggermente sarà più difficile stopparli sul nascere. Per questo la priorità deve essere «l'identificazione immediata dei nuovi cluster ed il loro contenimento». A mettere in guardia è Massimo Galli, direttore del reparto Malattie Infettive all'ospedale Sacco di Milano, che avverte: «La massima attenzione va anche rivolta all'identificazione dei super diffusori del virus». Si tratta cioè dei soggetti in grado di contagiare più di tre persone. I nuovi focolai, spiega Galli, «sono un'eventualità tutto sommato attesa. Non ci si poteva illudere che riaprendo non sarebbe successo più nulla. Tuttavia ciascuno di essi va considerato con la massima attenzione ed è fondamentale il loro rapido contenimento. A questo fine è assolutamente necessario il potenziamento della medicina territoriale e della capacità di identificare e circoscrivere rapidamente i focolai risalendo la catena di contatti».
Il punto, sottolinea, è che «su 100 persone infettate da Covid, 90 hanno una limitata capacità di trasmettere l'infezione mentre gli altri 10 infettano e tra loro ci sono dei veri e propri super-diffusori. Saranno proprio questi ultimi - avverte - i responsabili dell'80-90% delle nuove infezioni».
I luoghi affollati e chiusi ovviamente facilitano la dispersione del virus da parte dei super-diffusori, che sono di regola inconsapevoli di esserlo e spesso completamente asintomatici. Tra le armi da utilizzare, oltre al distanziamento fisico e le mascherine, fondamentali sono dunque secondo Galli i test rapidi per la diagnosi, che non sono affatto meno affidabili degli altri.
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