Era un'occasione troppo ghiotta per sottrarsi al riflesso pavloviano. E alla fine il Pd non ha resistito alla perversa tentazione di introdurre la patrimoniale mascherandola da «contributo di solidarietà» anticrisi. La malsana idea ha subito suscitato mal di pancia tanto nella maggioranza (con i renziani subito sulle barricate) quanto all'opposizione, da sempre contraria a misure che mettano le mani del fisco nelle tasche degli italiani. E così, a fine giornata, nel corso della conferenza stampa a reti unificate il premier Giuseppe Conte ha cercato di mettere a tacere le critiche derubricando l'avventata mossa al rango di una fantasticheria. «Non c'è nessuna proposta concreta. Il governo non ha fatto questa proposta e non la vedo all'orizzonte», ha detto il presidente del Consiglio.
Peccato che alla Camera il Partito democratico alla Camera abbia presentato un emendamento intitolato «Proposta contributo di solidarietà per redditi Irpef superiori a 80.000 euro lordi annui». Dunque la proposta sul tavolo c'è, poi - indipendentemente dalla posizione del governo - la maggioranza potrà decidere se approvarlo o meno. Come funziona? Il testo dell'emendamento prevede aliquote variabili dal 4% oltre 80mila euro all'8% oltre il milione per un valore di 1,25 miliardi di euro e per un totale di 803.741 contribuenti (pari all'1,95% del totale contribuenti Irpef che sono circa 41,2 milioni). Il contributo di solidarietà, immediatamente ribattezzato «Covid tax» si applicherebbe nel 2020 e nel 2021, sarebbe deducibile e comporterebbe un esborso aggiuntivo compreso tra 110 euro e 54mila euro l'anno.
Immediata la reazione di Italia Viva e dei 5 Stelle, decisamente contrari alla proposta Pd o meglio Covid Tax, come è stata ribattezzata. «Il Pd è sempre più il partito delle tasse», ha fatto filtrare il partito di Matteo Renzi. «Non esiste», ha sentenziato il viceministro dello Sviluppo, Stefano Buffagni, secondo il quale «questo è il momento in cui i soldi li dobbiamo mettere nelle tasche degli italiani». Solo Leu ha appoggiato l'iniziativa.
Subito sulle barricate il centrodestra. «Come sempre - ha commentato Silvio Berlusconi - la sinistra sa proporre solo nuove tasse, che sono esattamente il contrario di quello che oggi il Paese ha bisogno. Come ha bene spiegato Draghi, nessun Paese in guerra finanzia le spese straordinarie aumentando la tassazione. Dobbiamo fare esattamente l'opposto e far circolare più liquidità per rilanciare i consumi». Idem per Matteo Salvini: «Questi sono pericolosi, sono matti, li fermeremo». Indignato il capogruppo alla Camera di Fdi, Francesco Lollobrigida. «Le ricette della maggioranza giallorossa: nuove tasse con la patrimoniale e blocco delle grandi opere come il no al Tav. Ricordiamo a questi signori che nessuno li ha scelti per governare la nazione», ha chiosato.
L'impopolarità della proposta ha costretto il capogruppo del Pd alla Camera nonché estensore dell'emendamento «incriminato», Graziano Delrio, a difendersi. «Serve una misura che va in direzione della giustizia sociale, inoltre avrebbe carattere temporaneo e non sarebbe richiesta a chi ha subito danni dalla crisi», ha detto ricordando il precedente del 2011.
Il «contributo» del 3%, chiesto da Tremonti per raffreddare la crisi dello spread, riguardava però i redditi superiori a 300mila euro. Il Pd, invece, colpire redditi netti attorno ai 3.500 euro al mese. C'è una differenza non da poco.
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