Folle idea di Elly: candidare la Sala a sindaco nel '27

La leader spiazza Majorino già in "rampa di lancio"

Folle idea di Elly: candidare la Sala a sindaco nel '27
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Una Sala (Cecilia) dopo un Sala (Beppe)? Sembra fantapolitica, ma l'ipotesi è stata davvero affacciata e discussa, assai riservatamente, al Nazareno: provare a proporre alla giovane giornalista, appena liberata dal sequestro di Stato degli ayatollah, di diventare la candidata di Elly Schlein a Milano. Solo un'ipotesi, ma testimonia quanto l'«ossessione Giorgia» sia la bussola principale delle mosse della segretaria Pd. E la crescente sindrome del bunker che si respira nel suo stretto circolo. Le ultime settimane del resto non sono state facili: il movimentismo centrista nel Pd, lo sgambetto pubblico di Dario Franceschini (con il diktat del Nazareno alla nomenklatura: «Vietato rispondergli sui media»), gli scappellotti di Romano Prodi, fino allo scontro interno sul Jobs Act. Con l'ala riformista che preme per una Direzione in cui si discuta la linea da tenere sul referendum Cgil, sposato da Schlein ma avversato da mezzo partito. Per non dire delle rumorose bocciature arrivate alla leader Pd proprio da quei mondi radical-pop-chic che lei considerava già acquisiti: dall'icona Lgbt Elodie («Non ha carisma, non la voterei») all'intellettuale Corrado Augias («Meloni? Brava e determinata. Schlein? No comment»).

I segnali di pericolo attorno al principale obiettivo della segretaria Pd, quello di essere la sfidante alla premiership di Giorgia Meloni, si moltiplicano. E Elly, raccontano i frequentatori del Nazareno, è rimasta scottatissima dal caso Cecilia Sala (foto). Nella sua perpetua gara con la presidente del Consiglio, stavolta la sconfitta incassata è stata cocente: proprio mentre il Pd accusava il governo di non far nulla per far rilasciare la giornalista presa in ostaggio dal regime di Teheran, Meloni ne organizzava in silenzio la liberazione. Andandola ad abbracciare a Ciampino al suo rientro dall'Iran, e incassando un immediato successo di immagine e consensi.

Tanto che, nelle ore successive al rilascio della giovane giornalista, nella strettissima cerchia schleiniana si è affacciata la pazza idea: perché non provare a «scippare» a Meloni l'ondata di popolarità seguita al rilascio? Elly non è nuova a questi tentativi di cavalcare i «casi» da prima pagina: lo fece alle Europee con Ilaria Salis (ma fu fermata dalla rivolta di mezzo Pd e bruciata sul tempo da Avs) e con il padre di Giulia Cecchettin (che declinò

elegantemente e con un certo fastidio). A Milano c'è già Pierfrancesco Majorino che scalpita per la successione a Sala, ed è un fedelissimo di Schlein. Ma lei, come sempre, si tiene tutte le strade aperte, e non esclude niente.

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