Vespa: "Follia social: puoi scrivere Adolf e Stalin ma non Hitler"

Il giornalista, parlando del suo nuovo libro che smonta i totalitarismi, è stato bloccato dall'algoritmo. L'intervista

Vespa: "Follia social: puoi scrivere Adolf e Stalin ma non Hitler"
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Chi sia Bruno Vespa non c'è bisogno di spiegarlo al lettore, Porta a Porta è da decenni il salotto buono della politica italiana. Anche il suo ruolo nella divulgazione storica, passione che condivide con altre grandi firme giornalistiche italiane, non ha bisogno di essere spiegato. Se molti italiani leggono solo un libro all'anno è molto facile che quel libro porti la sua firma. Quello arrivato da poco in libreria è Hitler e Mussolini. L'idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell'Italia nella nuova Europa) edito da Mondadori Rai Libri. Un libro, che dal titolo stesso, fa capire che nel raccontare i regimi dittatoriali italiano e tedesco, e i loro leader, il giornalista non ha fatto sconti. Eppure parlare del libro su social come Facebook e Instagram, a Vespa è risultato tutt'altro che semplice. Lo ha spiegato lui stesso con una sintesi efficace in questo tweet di ieri: «Per promuovere il libro su Hitler e Mussolini su Instagram e Facebook ho dovuto chiamarli Adolf e Benito perché l'algoritmo rifiuta i cognomi come rifiuta fascismo e nazismo. Ma accetta Stalin e comunismo. Politicamente corretto?». Un caso di censura tutt'altro che irrilevante. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.

Bruno Vespa, uno dei più noti giornalisti italiani per parlare di un suo libro deve fare auto censura, e chiamare Mussolini per nome. Sembra una barzelletta. No?

«Io sono rimasto senza parole. Non pensavo si arrivasse a tanto. Non pensavo si potesse arrivare a tanta stupidità. La situazione è molto semplice: mi sono messo a fare la promozione del libro sui social. E l'algoritmo blocca tutto ogni volta che intercetta il cognome Mussolini o il cognome Hitler. Accade lo stesso con la parola nazismo o con la parola fascismo. Ridicolo un sistema che impedisce di usare delle parole. Per altro l'algoritmo è becero, se invece si usa il plurale o l'aggettivo non si accorge di nulla. Nazismo no, nazista si. Fascisti sì, fascismo no. Un sistema del genere rischia di impedire di fare sui social qualunque discussione sulla storia. Cancella la storia. Per come la vedo io è una assurda negazione della libertà. È andata così sia su Facebook che su Instagram, nessun problema su TikTok, forse perché è cinese...».

Il che non dà alcuna garanzia rispetto a eventuali apologie dei totalitarismi...

«Ma le pare? Io nel libro a Hitler e Mussolini non ne risparmio nessuna e nemmeno ai loro regimi. Solo che se ne parlo sui social li devo chiamare Benito e Adolfo. Ovviamente gli algoritmi funzionano sulla base delle istruzioni che sono state inserite al loro interno. In questo caso, il più antifascista degli storici dovrebbe presentare il suo lavoro senza nominare Mussolini. È inaccettabile».

In aggiunta, rispetto ai vari totalitarismi questi algoritmi, a quanto lei ha scritto ieri, sembrano avere due pesi e due misure.

«Si può scrivere Stalin tranquillamente. Lo stesso vale per la parola comunismo. Evidentemente i milioni di morti nei gulag risultano meno problematici. Mi sembra più che legittimo chiedersi se siamo difronte ad una delle storture provocate dall'ideologia woke. Si è iniziato a cancellare la Storia, a riscriverla ideologicamente, con Cristoforo Colombo e siamo arrivati qui. E non sto dicendo che vada bloccato anche il nome Stalin, sto dicendo che vadano levati questi filtri folli. Del resto sui social circola qualsiasi tipo di odiatore. Quello è il problema, non il parlare di Storia».

Il rischio è che i giovani, che sui social si informano, ricevano una narrazione della Storia

parziale.

«Le giovani generazioni sono piene di ragazzi svegli e intelligenti. L'unico rischio di paletti del genere è che facciano loro cascare le braccia come sono cascate a me. Vanno tolti e basta, è ridicolo».

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