“Oggi i partiti non sono più i terminali della politica, sostituiti dalle iniziative individuali o dalle Fondazioni che hanno, in parte, sostituito le vecchie correnti, e non per questo vanno demonizzate. Ma proprio perché sono i nuovi strumenti della politica devono diventare case di vetro trasparenti”. Lo ha detto chiaramente in un’intervista alla Stampa il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, alla luce dell’inchiesta di Ischia sulle coop rosse che ha tirato in ballo anche Italiani Europei, la fondazione di Massimo D’Alema (che non è indagato). Italiani Europei non rappresenta un ago in un pagliaio ma è un isolotto dentro il grande arcipelago delle fondazioni vicine al Partito democratico, da sempre il più frammentato in un numero incalcolabile di correnti.
La fondazione più nota è quella che fa riferimento al premier Matteo Renzi. Nata nel 2012 col nome di Fondazione Big Bang per volontà dell’amico imprenditore Marco Carrai, è diventata Fondazione Open un anno dopo. Attualmente il presidente è Alberto Bianchi, nominato di recente dal premier membro del cda di Enel, il ministro Maria Elena Boschi ha il ruolo di segretario generale, mentre gli altri due membri che compongono il consiglio direttivo di Open sono il già citato Carrai e il fedelissimo sottosegretario alla Presidenza Luca Lotti. Sul sito della fondazione è possibile consultare la lista dei finanziatori che hanno dato il loro assenso a pubblicare il proprio nome. Il più generoso è Davide Serra con 175.000 euro ma a saltare subito agli occhi, a prescindere dalle cifre, sono i nomi dei numerosi parlamentari renziani che hanno finanziato il loro premier-segretario verso la scalata al successo. Oltre ai fedelissimi Boschi, Lotti, vi sono anche Davide Faraone, recentemente nominato sottosegretario all’Istruzione, e Ivan Scalfarotto, sottosegretario di Stato alle Riforme. Tra gli altri nomi di spicco vi è Dario Nardella, sindaco di Firenze, e il neo commissario alla spending rewiew Yoram Gutgeld e, tra gli altri, i parlamentari Ernesto Carbone, Rosa Maria Di Giorgi, Andrea Marcucci e l’eurodeputata Simona Bonafè.
L’ex premier Enrico Letta è, invece, rimasto orfano delle sue “creature”, ossia dell’associazione 360 e di Vedrò che aveva fondato con Angelino Alfano. Le aveva lasciate poco dopo essere arrivato a Palazzo Chigi così come aveva rinunciato al ruolo di segretario generale della fondazione Arel, nata nel 1976 per volontà del suo mentore Beniamino Andreatta. Ma se i lettiani, dopo la disfatta subita dal loro leader, non hanno più una casa, i veltroniani si sono rifugiati in iDemLab che nel 2010, quando Walter Veltroni ne divenne il presidente assunse temporaneamente il nome di Democratica, Scuola di Politica. Sul sito della fondazione, dopo un periodo di inattività, si annuncia una fase di rilancio con il costituzionalista Salvatore Vassallo alla presidenza e con un nuovo cda a cui aderiscono anche il viceministro all’Economia Enrico Morando e il senatore Giorgio Tonini, membro della direzione nazionale del Pd. Al viceministro Morando fa riferimento anche l’associazione Libertà Eguale, mentre il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta presiede Riformismo e Solidarietà. Poi ci sono Astrid e Glocus, le fondazioni rispettivamente dell’ex ministro Franco Bassanini e di sua moglie Linda Lanzillotta, recentemente ritornata tra le fila del Pd dopo aver lasciato Scelta Civica. Piero Fassino e Sergio Chiamparino sono, invece, nel comitato scientifico della Fondazione Giorgio Amendola. A conservare la memoria storica degli ex comunisti ci pensa il senatore Ugo Sposetti che, attraverso le Fondazioni Democratiche, continua a svolgere il ruolo di tesoriere del patrimonio, immobiliare e non, degli ex diesse.
Ache la minoranza interna ha i suoi “think thank” di riferimento e tra questi uno dei più vecchi è l’associazione di Pier Luigi Bersani, Nens, “Nuova economia Nuova Società”, nata nel 2001 insieme al fedelissimo Vincenzo Visco. Gianni Cuperlo, dopo aver creato la corrente Sinistra dem – campo aperto, ha subito pensato di trasformarla in associazione e sul suo sito online ha dedicato un’intera area alle donazioni con il codice Iban ben in vista. Lo stesso ha fatto il capogruppo Roberto Speranza con la sua Area riformista. Appena si accede al sito compare subito in bella vista il banner “Sostieni Area riformista Pd”. Stessa prassi per l’associazione “Possibile” di Pippo Civati, nata nell’estate del 2014.
A che titolo chiedono soldi queste correnti? Sono fondazioni o semplici associazioni? Dov’è la rendicontazione? Stai a vedere che, a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca e che i dubbi di Cantone sono più che fondati…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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