Presidente, in questa campagna elettorale ogni volta che lei ha parlato di Putin la sinistra ha aperto una polemica. Eppure il desiderio di pace, che dovrebbe accomunare tutti, non può essere scambiato o confuso con un giudizio positivo sulla politica di Putin. Non crede?
«Di tutte le cose assurde che ho sentito in campagna elettorale, questa è davvero la più assurda di tutte. Io ho ripetuto decine di volte quello che penso, e cioè che la mia e la nostra posizione è del tutto analoga a quella del Governo italiano, dell'Unione Europea, dell'Alleanza atlantica, degli Stati Uniti. Ci sono discorsi, interviste, dichiarazioni in cui ho detto proprio questo. Pensi che l'ho detto anche nella trasmissione del dottor Vespa. Del resto ci sono molti atti parlamentari che lo dimostrano, ci sono i voti di Forza Italia alla Camera e al Senato che hanno sostenuto la politica del governo, compreso l'invio di armi all'Ucraina per la sua difesa. Pensate che siano avvenuti contro la mia volontà? Al Partito popolare europeo, il partito della signora von der Leyen, la cosa è chiarissima, tanto è vero che anche ieri hanno fatto una dichiarazione a mio sostegno. Dovrebbe essere chiarissima anche ai nostri avversari, se solo non volessero strumentalizzare ogni cosa, sfruttare ogni pretesto, anche quelli inesistenti. Obiettivamente prendere una parte di una trasmissione, usarla fuori dal suo contesto, per stravolgerne il significato, è davvero profondamente scorretto. Io come ho detto più volte sono stato profondamente deluso dall'involuzione della politica di Putin, fino a queste gravissime conseguenze. Ho cercato di interpretarne la ragione e da Vespa ho semplicemente riferito una possibile interpretazione. Ma interpretare non significa né condividere né giustificare. Qualunque siano le ragioni della scelta di Putin, lo ripeto per l'ultima volta con la massima chiarezza, l'aggressione verso uno Stato sovrano è assolutamente ingiustificabile, vìola il diritto internazionale e giustifica le sanzioni. Io invoco una soluzione diplomatica, certamente, perché considero la guerra un'atroce follia, considero insopportabile che esseri umani possano fare tutto questo male ad altri esseri umani. In più, le conseguenze geopolitiche ed economiche di questo conflitto sono molto gravi. Ma la ricerca di una soluzione diplomatica non può in nessun modo compromettere l'unità dell'Occidente, che è un principio assoluto, e non può sacrificare il legittimo diritto del popolo ucraino alla sua libertà e decidere il proprio futuro».
Forza Italia per svolgere quel ruolo di garanzia tra le coalizione di centrodestra e i nostri alleati della Nato e dell'Unione Europea deve essere determinante anche nei numeri nella prossima maggioranza di governo?
«Forza Italia sarà determinante due volte. Nei numeri, perché senza di noi ovviamente non ci sarebbe nessuna maggioranza, e politicamente, perché senza di noi non esisterebbe il centrodestra ma solo una destra, certamente legittima e democratica, certamente in grado di raccogliere molti voti, ma non di raggiungere la maggioranza né di governare. È quello che accade in molti Paesi dell'Europa occidentale. Noi abbiamo creato nel '94 un centrodestra di governo, che ha guidato il Paese per 10 anni e che guida anche oggi molte regioni italiane, compresa la nostra Lombardia. È un centrodestra che con i miei governi ha sempre tenuto rigorosamente l'Italia dalla parte dell'Europa e dell'Occidente, pur non esitando a far valere il nostro ruolo come nazione. Anzi, è stata proprio la nostra capacità di tenere rapporti cordiali con i nostri alleati che ha reso possibili successi storici come la nomina di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea, superando l'opposizione dello Stato più potente d'Europa, la Germania di Angela Merkel. Lo stesso vale per i rapporti con l'Occidente. Noi siamo stati dalla parte degli Stati Uniti da sempre, perché a loro dobbiamo la nostra libertà, che hanno salvato due volte, prima dalla Germania nazista e poi dalla Russia comunista. Il presidente Bush proprio in segno di gratitudine e di amicizia mi invitò a parlare davanti al Congresso di Washington, onore riservato a pochissimi leader stranieri. Fu lì che ricordai quando mio padre da bambino mi fece visitare il cimitero di guerra americano ad Anzio, e davanti alle tombe di tanti ragazzi di 20 anni, morti per la nostra libertà, mi fece promettere di non dimenticare mai quello che ci lega agli Stati Uniti. È proprio pensando a quel ricordo e al suo significato, che non ebbi mai esitazioni ad appoggiare l'America anche in momenti difficili, in conflitti impopolari e forse addirittura sbagliati, visti con il senno del poi, come quello in Irak. Oggi per la stessa ragione siamo e saremo la garanzia che Europa e Occidente continuino a essere la stella polare della politica estera italiana. Non potremmo rimanere un minuto in più in un governo che derogasse da questi principi. E se ce ne andassimo noi, non ci sarebbe più un governo. Ma naturalmente lo dico solo per paradosso. Non c'è nessun rischio di questo tipo».
Il Paese non può più aspettare altro tempo per avere un aiuto efficace sulle bollette, altrimenti c'è il rischio di mettere in ginocchio imprese e famiglie. Sarà il primo degli interventi del prossimo governo, se il centrodestra vincerà le elezioni?
«Ho in mente una cosa molto semplice. Gli italiani non devono pagare l'energia neppure un euro in più di quanto pagavano prima di questa crisi. Questa non è una crisi economica, gli aumenti non nascono da dinamiche di mercato. È una crisi politica e militare, che va affrontata come tale. È una situazione da economia di guerra che richiede provvedimenti eccezionali e naturalmente temporanei. Non possiamo permettere - anche perché questo avrebbe un costo sociale ed economico altissimo - che si scateni una tempesta perfetta nell'economia, fatta di inflazione, disoccupazione, recessione. Fatta di aziende che chiudono e di famiglie sul lastrico, non più in grado di pagare le bollette e di fare la spesa. I provvedimenti presi dal governo Draghi sono corretti, vanno nella direzione giusta, ma anch'io ho l'impressione che non siano assolutamente sufficienti. Se la realtà dimostrerà che questi timori sono fondati, e temo proprio che sia così, bisognerà intervenire ancora e in modo più massiccio. Se non lo farà il governo uscente, lo farà il nostro governo al suo primo Consiglio dei ministri. Dovremo fare tutto il necessario, lo ripeto, assolutamente tutto, per bloccare gli aumenti. Ciò significa che lo Stato deve farsene carico, se possibile trovando le risorse e i metodi senza un ulteriore scostamento di bilancio, ma in ogni caso procedendo senza esitazioni».
Il terzo polo può creare problemi a Forza Italia sul piano dei consensi?
«Onestamente credo che la curiosità giornalistica intorno al cosiddetto terzo polo sia molto superiore alla curiosità degli italiani. Già parlare di terzo polo è un po' strano, visto che in realtà il terzo polo, se esiste, sono i Cinquestelle. Io non ho questa preoccupazione, per due motivi. Prima di tutto perché credo che i seguaci del dottor Calenda esistano più nel Palazzo che nel cuore degli elettori. E poi perché, anche se ottenessero un buon risultato, non se ne farebbero nulla, perché in ogni caso non sarebbero determinanti, perché non essendo alleati con nessuna delle forze maggiori faranno solo pochi eletti nelle liste proporzionali, perché questa piccola pattuglia di eletti sarà all'opposizione, in una opposizione egemonizzata da Pd e Cinque Stelle».
Quale sarebbe la scelta più razionale per un elettore oggi ai seggi?
«Naturalmente a noi, che saremo parte del futuro governo, che potremo dare delle risposte agli italiani, alle categorie produttive, che condizioneremo la politica nei prossimi cinque anni, che abbiamo uno stretto rapporto con l'Unione Europea. Più forza avremo, più saremo efficaci nel far valere i nostri principi e le nostre politiche liberali».
Il prossimo governo, in caso di vittoria del centrodestra, sarà formato solo da ministri politici o, vista la grave crisi che sta attraversando il Paese, ci sarà bisogno di personalità che nel loro campo hanno dimostrato di valere? Ha qualche nome in testa?
«Io fino a oggi non ho mai voluto rispondere a domande di questo tipo per una ragione di rispetto istituzionale. La nomina dei ministri è una prerogativa del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Oggi non sappiamo neppure chi sarà il premier che il centrodestra proporrà al capo dello Stato. Lo si deciderà in base ai risultati. Quindi ogni discorso sui ministri è prematuro e poco rispettoso delle regole istituzionali. Però una risposta alla sua domanda, che è una domanda molto importante, la voglio dare. È dal 2020, prima della nascita del governo Draghi, che io ho rivolto un appello, periodicamente rinnovato, alle migliori energie del nostro Paese. Ce ne sono di straordinarie, soprattutto fuori dalla politica. Penso al mondo dell'impresa, del lavoro, della finanza, delle professioni; penso alla cultura, all'università, alla ricerca. Questo è un momento difficile, nel quale dobbiamo uscire da una crisi e ricostruire. In un certo senso somiglia al dopoguerra, e il nostro piano Marshall questa volta si chiama Pnrr, i 200 miliardi di euro che l'Europa ci ha elargito, grazie al paziente lavoro di tessitura che ho potuto svolgere con l'aiuto di Antonio Tajani all'interno del Ppe. Come nel dopoguerra, e con queste risorse, un nuovo miracolo italiano è davvero possibile. Uso consapevolmente questa espressione, che usavo nel '94, perché continuo a credere nelle cose in cui credevo allora. Per compierlo è necessario davvero l'impegno di tutti: della maggioranza e mi auguro anche dell'opposizione, nella netta distinzione dei ruoli, ma con un rapporto che spero costruttivo in nome della comune responsabilità verso la nazione. Spero che Pd e Cinquestelle ne siano in grado, come noi siamo stati responsabili verso il governo Conte nei mesi peggiori della pandemia. Ma soprattutto è necessario, lo ripeto, che le migliori energie del Paese accettino di collaborare a un grande sforzo collettivo. Di questo bisognerà tenere conto nella composizione del nuovo governo, che sarà comunque un governo politico».
Lei, in tanti anni, ha conosciuto diversi leader che si sono succeduti al vertice dei partiti di coalizione. Che ne pensa della Meloni e di Salvini?
«È difficile fare un paragone fra persone che appartengono a mondi diversi e a generazioni diverse. Fra i leader del passato ho un ricordo molto bello di Umberto Bossi, al quale voglio rivolgere anzi un saluto affettuoso. Abbiamo lavorato insieme per anni con assoluto rispetto e lealtà reciproca. Non posso dire la stessa cosa di altre figure, che hanno reso difficile al centrodestra governare: ma non voglio infierire su chi è già stato vittima del giudizio della Storia, della politica e soprattutto degli italiani. Giorgia e Matteo una cosa l'hanno in comune: la profonda lealtà. Con entrambi c'è un rapporto affettuoso, se posso permettermi di dirlo quasi paterno. Proprio alla base di questa lealtà e di questa cordialità, però, c'è la consapevolezza della nostra diversità. Non è solo un fatto generazionale, abbiamo un percorso di vita non paragonabile e una cultura politica diversa. Si rivolgono a un elettorato diverso dal nostro e lo fanno, bene, con un linguaggio che non è il nostro».
C'è una proposta dei partiti avversari che avrebbe voluto fare lei?
«Quali proposte? Le risulta che qualcuno abbia fatto una proposta? Vorrei chiederlo agli elettori. A parte le nostre, quali proposte vi sono rimaste in mente da questa campagna elettorale? Forse me ne viene in mente una di proposta che certo non avrei mai voluto fare io. Parlo della proposta del Partito democratico di introdurre la patrimoniale. È esattamente quello contro cui ci siamo sempre battuti e che non permetteremo mai, con tutte le nostre forze. Anzi, se dovessi individuare un simbolo della differenza radicale fra noi e loro, è proprio questo. Per loro le tasse sono comunque da aumentare, per noi sono da diminuire in ogni modo. A vantaggio di tutti e prima di tutto dei più deboli».
Una delle proposte che ha incontrato molto favore nell'opinione pubblica è stata quella di portare le pensioni minime a mille euro. Ovviamente a sinistra hanno subito detto che non ci sono le coperture. Per Forza Italia questa proposta sarà pregiudiziale per fare parte di un governo di centrodestra?
«Ne farò una delle questioni assolutamente dirimenti. Ricordo che il futuro governo si basa su tre forze politiche tutte decisive. Naturalmente più forza avremo e meglio potremo far valere i nostri programmi e i nostri principi liberali, cattolici, garantisti, europeisti, atlantisti. Per questo mi rivolgo agli elettori di centro, agli elettori moderati, chiedendo di dare un voto utile, un voto razionale. Noi saremo al governo e quindi saremo in grado di condizionare le scelte che verranno fatte nei prossimi anni per il Paese. Saremo in grado di dare risposte alle legittime richieste dei cittadini e delle categorie produttive. Altre forze che si definiscono di centro, ma che in realtà guardano a sinistra, avranno solo una piccola pattuglia di parlamentari, ininfluente in un'opposizione egemonizzata dal Partito Democratico e dai Cinque Stelle. Per questo parlo di voto utile per noi e solo per noi».
Lei, in questa campagna elettorale, ha sperimentato anche strumenti nuovi come i social. Su Tik Tok ha avuto diversi exploit: il video che ha postato ieri dal teatro Manzoni di Milano ha avuto 4 milioni di visualizzazioni, mentre il suo profilo ha 630mila fan. Si è divertito?
«Con Tik Tok mi sono divertito davvero. Ma ho anche ottenuto risultati che mi hanno impressionato: il mio esordio è arrivato vicino ai 10 milioni di visualizzazioni, un record, per un politico, credo nel mondo intero. Soprattutto, però, è stata per me, che mi sono occupato di comunicazione per tutta la vita, un'esperienza molto interessante, con un linguaggio nuovo, che intendo continuare. Ma soprattutto sa cosa mi ha colpito? Il numero e la qualità delle risposte ai video che ho pubblicato. Sono migliaia e migliaia. Le ho fatte monitorare, mi sono fatto segnalare le più interessanti, ne emerge uno spaccato interessantissimo della realtà giovanile. Certo, non sono tutti giovani quelli che frequentano Tik Tok, ma devo dire che è stato un esercizio molto utile. Spesso si parla dei giovani che frequentano i social media come di persone superficiali, disimpegnate, dei bamboccioni, come li definì un ministro di sinistra. Non è affatto così. Meritano di essere presi sul serio, di non essere strumentalizzati, di avere delle risposte serie. Come quelle che noi abbiamo provato a dare, garantendo uno stipendio di almeno mille euro per i lavori precari, i contratti a termine, quelli di apprendistato, che sono i lavori tipici di molti ragazzi. E favorendo i contratti stabili, in modo da consentire a un giovane di fare progetti per il futuro, di pensare a una casa, a una famiglia, a dei figli. Come li favoriamo? Li rendiamo molto più convenienti per i datori di lavoro, perché aboliamo per i primi due anni ogni tassa e ogni contributo. In concreto, se un'azienda verserà a un ragazzo 1.
200 euro al mese, per due anni a quell'azienda il dipendente costerà davvero solo 1200 euro, e non 2400 come succede oggi. Come vedete, una norma straordinariamente conveniente, che permetterà di creare molti posti di lavoro».
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