Il treno appartenente al leader nordcoreano nella località turistica di Wonsan, nell'est del Paese, le cui foto satellitari sono state diffuse dal sito statunitense 38North, potrebbe rappresentare il classico specchietto per le allodole. Una manovra ad arte perpetrata dal regime di Pyongyang per non confermare, almeno per il momento, la morte di Kim Jong-un. Qualcuno in rete ha fatto circolare una foto del cadavere del dittatore, anche se in realtà è quella, ritoccata, del padre Kim Jong-il, in occasione dei funerali del 28 dicembre 2011.
Il segnale che le recenti voci sulla morte di Kim Jong-un avrebbero un fondamento arriva dall'impennata di acquisti di importazione a Pyongyang: dai detergenti, all'elettronica ai liquori e negli ultimi giorni anche di prodotti locali, dal pesce in scatola alle sigarette. Da venerdì scorso numerosi elicotteri hanno sorvolato la capitale e sono stati registrati diversi stop ai collegamenti ferroviari interni e a quelli transfrontalieri con la Cina. È vero che i giornali giapponesi e sudcoreani, i primi a lanciare la notizia della morte di Kim, hanno «ucciso» il nonno e il padre più volte nel corso degli anni prima che accadesse realmente, ma è altrettanto acclarato che il dittatore non era presente, e neppure è stato menzionato, durante la celebrazione dell'ottantesimo anniversario della nascita dell'Esercito rivoluzionario popolare il 25 aprile.
Pyongyang sta costruendo una realtà distorta da offrire in pasto ai sudditi, così come all'Occidente. Korean Central Tv ha predisposto un palinsesto studiato ad arte e che per certi versi ricorda quello dei peggiori momenti dell'ex Unione Sovietica, quando per intenderci erano morti (da settimane) Andropov o Chernenko, ma non lo si doveva comunicare per non mettere a nudo la momentanea debolezza. La tv del regime trasmette per buona parte della giornata brani di musica classica, intervallati da brevi notiziari dove le vicende internazionali trovano più spazio del solito. Spesso nei telegiornali fa capolino Kim Jong-un, il più delle volte impegnato in iniziative a sfondo ecologico, ma sono ovviamente immagini di repertorio. In prima serata il menù propone documentari che testimoniano la magnificenza e le «imprese» della dinastia Kim. Domenica mattina è andata in onda anche una sintesi de La partita della loro vita, il documentario del filmaker inglese Daniel Gordon che racconta l'epopea della squadra di calcio che nel 1966 a Middlesbrough riuscì nell'impresa di eliminare l'Italia di Rivera e Mazzola. Giusto per sforare le corde dell'orgoglio nazionale in vista di una notizia che non si potrà nascondere all'infinito.
Tutto questo mentre nella stanza dei bottoni si lavora alla successione, con l'ormai certa investitura della sorella del «compagno brillante», Kim Yo-jong. Non è più un caso a questo punto che pochi giorni fa avesse dichiarato che il presidente degli Stati Uniti Trump e suo fratello «avevano relazioni personali speciali e salde», nonostante il conflitto in corso attorno alle armi nucleari. Un arsenale che l'emergente leader non vuole per nulla ridimensionare. Secondo i ben informati Kim Yo-jong ha lavorato sotto traccia nel momento di maggiore difficoltà del fratello trovando consensi con abili manovre comunicative.
I media di Seul riportavano ieri di una telefonata con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e di un incontro a palazzo con l'ambasciatore della Cina a Pyongyang Li Jinjun. Temuta e rispettata dal popolo nordcoreano, ha di recente definito la Corea del Sud un «cane spaventato che abbaia» per aver criticato una delle tante dimostrazioni militari del fratello.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.