"Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 sull'intero territorio nazionale, sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all'aperto". Questo era un passaggio del Dpcm del 24 ottobre 2020, con il quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva di fatto avviato una serie di restrizioni poi culminate con il sistema delle colorazioni. Una decisione che ha colpito duramente il mondo dello spettacolo, andato da subito su tutte le furie per le contraddizioni riscontrate nell'ambito delle giustificazioni per la scelta. A intervenire era stato Dario Franceschini, che aveva così messo le mani avanti per far digerire la serrata: "Un dolore la chiusura di teatri e cinema. Ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura".
Altro che chiusura breve: i luoghi sopracitati non hanno ancora visto la luce. Ma adesso il ministro dei Beni culturali, dopo ben 4 mesi, ci ha ripensato e ha fatto dietrofront: "Ad oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili". L'esponente del Partito democratico, intervistato dal Corriere della Sera, ha invitato pertanto a "ragionare della riapertura" dei luoghi della cultura.
Cosa è cambiato?
Ma cosa sarebbe cambiato rispetto alla fine di ottobre? Perché solo adesso Franceschini si è svegliato e ha fretta? Ricordiamo che il ministro fa parte di quella area "rigorista" nelle misure per contrastare la pandemia. Eppure in questi giorni proprio gli "intransigenti" hanno avanzato l'ipotesi di un altro lockdown, gettando il Paese nel panico e nell'incertezza. Questi mesi sono serviti per capire che "i luoghi più pericolosi sono quelli dove ti togli la mascherina". Mentre nei cinema e nei teatri - che si erano attrezzati con gel disinfettanti, mascherine, distanziamento e uscite contingentate - "già nella riapertura estiva c'erano misure di sicurezza molto rigide che si sono rivelate efficienti".
Così Franceschini vuole riaprire il prima possibile. Ha rivelato di aver chiesto al Comitato tecnico-scientifico un incontro urgente. Alla luce del vertice si confronterà collegialmente con il governo ("perché non sono certo io a decidere da solo") e con il Cts per individuare tempi e modalità. "Però penso che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi.
E credo che l’Italia, più di altri Paesi, abbia bisogno come l’ossigeno di tornare ad avere un’offerta culturale. Lo ha detto bene il presidente Draghi. Le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: così l’Italia non è l’Italia", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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