Fratelli d'Italia pareggia: i «patrioti» si fermano al 4%

La Meloni paga la concorrenza della Lega. Ma non ci sarà mai un governo Gentiloni o M5s con i loro voti

Fratelli d'Italia pareggia: i «patrioti» si fermano al 4%

Attesa. Nessun salto nel buio. Fratelli d'Italia c'è. È una realtà solida, che sta vincendo la sua scommessa, con un leader donna che non ha mai avuto paura di navigare da sola. L'incertezza è altrove. È intorno, negli spazi indefiniti della coalizione di centrodestra, dove Salvini sembra veleggiare sugli altri. E questo per la Meloni è un dato con cui fare i conti. La Lega si muove nelle stesse acque e potrebbe avere una vocazione cannibale. Il resto è l'euforia dei Cinque Stelle, che parlano vittoria storica.

Giorgia Meloni ha passato la giornata con la figlia. Poi in serata si è messa a girare alcuni punti della città. Una puntata veloce al seggio elettorale di viale Beata Vergine, nel quartiere Torrino di Roma, e poi forse si torna a casa. Alla Garbatella, dove Giorgia Meloni è nata, dove ha fatto la prima comunione e dove c'è la storica sezione del Movimento Sociale. Il suo impegno politico, da appena quindicenne, inizia da qui, da uno dei quartieri più popolari e tradizionalmente di sinistra della Capitale. Con una tuta rosa addosso, racconta chi c'era. Oggi quella ragazza è diventata grande, oggi la Meloni guida un partito che si candida ad unire non solo le tante anime della destra ex missina, ma anche l'Italia intera. Un'Italia che torna alle urne dopo tanti anni di «governicchi» e che sembra determinata a premiare il centrodestra unito. Almeno così si spera. C'è in tutto questo la convinzione che non è più tempo di governi tecnici o alchimie presidenziali, di larghe, corte o lunghe intese. Su questo la Meloni è chiara.

Nel comitato di via Antonio Malfante, allestito a pochi passi dal palazzo della Regione Lazio, c'è fermento, ad attenderla mentre il count-down della chiusura delle urne scorre veloce, ci sono già un manipolo di fedelissimi. C'è Marco Marsilio, portavoce regionale del partito e candidato capolista nei collegi Lazio 2 e 3, il capogruppo alla Camera uscente e candidato Fabio Rampelli, e Francesco Lollobrigida responsabile nazionale dell'organizzazione di Fratelli d'Italia e candidato capolista alla Camera nel collegio Lazio 2. È proprio lui a commentare i primi exit poll della serata, dopo una giornata di pronostici fluttuanti, che hanno confuso le acque e agitato gli animi. «Dobbiamo attendere i dati più sicuri, con l'apertura dei seggi capiremo le tendenze, per ora stiamo osservando delle forbici particolarmente ampie». Insomma «un giudizio non lo possiamo ancora dare, aspettiamo i risultati». Il margine di approssimazione, secondo alcuni, è enorme. Il 3,5 per cento sarebbe una sconfitta. Non una disfatta, ma quasi. Il 5 un punto di approdo, dal quale crescere, andare avanti, mettere sul campo un peso che non è da partitino, ma da chi ha ancora forza e idee per scommettere sul futuro. Si sono fermati al quattro, che vale un pareggio. Il resto si vedrà in Parlamento. La Meloni ha già giurato che non ha alcuna intenzione di partecipare a maggioranze ambigue. Le larghe intese, oltretutto, sembrano una chimera. Non ci sarà mai comunque un governo Gentiloni con i voti di Fratelli d'Italia. Lo stesso discorso vale per i Cinque Stelle. Per chi oggi vagheggia Salvini e Meloni alleati di Di Maio non c'è spazio. È pura fantapolitica. Non ci sono margini di manovra per nulla che sia diverso che non sia una maggioranza di centro-destra.

Se non c'è, e se non ce ne sono altre, la strada da prendere per la Meloni è chiara: tornare di nuovo al voto. Se poi Mattarella trova in Parlamento una maggioranza al momento difficile da immaginare allora i «patrioti» si siederanno nei banchi dell'opposizione.

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