Nel giorno del gay pride esplode la prima tensione tra M5S e Lega all'interno del governo. E la questione riguarda proprio i diritti delle coppie omosessuali. La posizione del neo ministro alla Famiglia, Lorenzo Fontana, sono note, viste anche le polemiche esplose il giorno dopo la nomina a ministro. Ma Spadafora, considerata l'anima "gay friedly" del governo, oggi provocato con le sue dichiarazioni un piccolo attrito di governo.
Sui diritti della comunità Lgbt - ha detto Spadafora dal Pompei Pride (dove era presente anche Monica Cirinnà) - "so che in una parte del Governo non c'è la stessa sensibilità ma l'Italia non tornerà indietro, non si perderanno i diritti conquistati". Spadafora, va ricordato è il sottosegretario alle Pari opportunità, dunque parla con cognizione di causa. "Sono qui per testimoniare il mio sostegno e quello del Governo", ha assicurato, "nel contratto di governo non ci sono questioni riguardanti il mondo Lgbt, ma convocherò prestissimo le associazioni di settore per avviare un percorso di ascolto e confronto". Il sottosegretario aveva cercato anche di essere conciliante col ministro: "Ho parlato con Fontana - ha detto - e credo che sia una persona con cui si potrà dialogare anche su questi temi per arrivare ad una sintesi". Sulle dichiarazioni del leghista (le famiglie gay non esistono), il grillino ha detto: "Ha espresso legittimamente le sue opinioni e io rispetto le idee di tutti, quindi anche le sue posizioni. Ora siamo una forza di governo - e dobbiamo trovare una sintesi tra le due forze che lavorano per il governo di questo Paese nell'interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini".
Ma poco dopo è arrivata, secca, la smentita di Fontana.
"Con tutto il rispetto - ha scritto su facebook il ministro leghista della Famiglia - il sottosegretario Spadafora parla a titolo personale e non a nome del governo, nè tantomeno della Lega. Per quanto ci riguarda, la famiglia che riconosciamo e che sosterremo, anche economicamente, è quella sancita e tutelata dalla Costituzione".
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