C'è chi invoca i «binari paralleli» e chi «l'imprevedibilità» della politica. Sono messaggi tesi anche a ricordare ai grillini che loro sono sempre lì: disposti a stringere di nuovo l'alleanza. Proprio come se nulla fosse accaduto. Il Partito democratico, in questa fase, sembra riflettere di più sul 26 settembre che sul 25: data per scontata la sconfitta, i dem ragionano sulla strada da intraprendere per il post-Letta. Una direzione - quella che vorrebbe prendere il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini - immaginerebbe un Nazareno sgombro dal monopolio della sinistra o quasi, l'altra - quella che preferirebbero i soliti pontieri provenienti dal mondo post Ds - comporterebbe il ritorno della non fortunata formula del «campo largo», con tanto di reintegro del Movimento 5 Stelle. Succede così che Goffredo Bettini, che i palazzi hanno sempre dato per vicino all'ex «avvocato degli italiani» durante il Conte bis, riapra la partita parlando del rapporto con ilM5S con Il Corriere della Sera: «La bellezza della politica è nella sua imprevedibilità. Adesso la priorità è il voto al Pd e alla coalizione che siamo riusciti a costruire». Il fatto è che nel Lazio le cose non vanno come nel resto d'Italia: Nicola Zingaretti governa con una maggioranza che contiene volentieri anche i pentastellati. E il presidente di Regione è un altro esponente di spicco che vorrebbe salvaguardare l'asse: «La crisi nazionale non va sottovalutata, ma non bisogna scaricare quella crisi sul lavoro che sta facendo un'alleanza regionale larga e unita», ha dichiarato l'ex segretario Zingaretti a fine luglio. Il punto è anche prospettico: il Pd avrebbe ancora meno possibilità di confermarsi alla Pisana se l'intesa con i grillini di Roberta Lombardi venisse meno. Virginia Raggi, a dire il vero, sarebbe contraria allo schema Pd-M5S, ma l'ex premier giallorosso e gialloverde, con l'esclusione alle parlamentarie, ha depotenziato le velleità dell'ex primo cittadino di Roma. Torniamo al Pd. Anche l'ex ministro Francesco Boccia, che sempre al Corriere ha lasciato intendere di non voler mollare l'ex junior partner al suo destino: «Con il M5S siamo alleati in diverse città o regioni perché abbiamo costruito un lavoro in questi tre anni. Anche se non siamo insieme in coalizione - ha osservato Boccia - , le elezioni politiche possono essere fatte su binari paralleli. L'avversario è la destra. Contro questa destra va fatta una battaglia da fronti diversi». La Sicilia un'altra realtà dove Pd e grillini, nonostante quanto accaduto con la fine del governo Draghi, lavorano per una quadra complessiva: lo chiamano «campo progressista» e provano a stringerlo attorno alla candidatura di Caterina Chinnici. La Puglia di Michele Emiliano, ancora, è un'ulteriore regione dove la sperimentazione democratico-pentastellata pare destinata a durare nel tempo.
Il governatore pugliese, che ha ripreso spazio nel Pd dopo la rottura con Carlo Calenda e la virata a sinistra della coalizione, è un altro dei sostenitori della necessità della reunion sul piano nazionale. La battaglia per il dopo Letta si combatterà soprattutto sull'identità del partito: i moderati, Bonaccini compreso, sono già avvisati.
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