Sette morti accertati. Il ghiacciaio si muove, sospese le ricerche degli altri 13 dispersi. I droni e l'elicottero che "capta" i cellulari

Un fronte di neve, ghiaccio e roccia largo 500 metri e lanciato a 300 chilometri all'ora ha investito gli alpinisti sulla Marmolada. Il capo dei soccorritori: "Non troveremo corpi, ma soltanto resti". È salvo il bambino di 9 anni visto mentre saliva: era a casa

Sette morti accertati. Il ghiacciaio si muove, sospese le ricerche degli altri 13 dispersi. I droni e l'elicottero che "capta" i cellulari

La Regina delle Dolomiti ieri splendeva al sole. Immobile, fiera e tutto sembrava surreale dopo tanto dolore. Solo una ferita, una voragine azzurra in cima, tradiva l'entità della tragedia che domenica alle 13.30 ha sconvolto l'esistenza di decine di famiglie, quando hanno scoperto che una valanga di neve, ghiaccio e roccia ha percorso 500 metri a 300 chilometri orari per portarsi via i loro affetti.

Il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, parla dell'equivalente di due campi da calcio colmi di ghiaccio. Una parte pari a quella venuta giù, è ancora attaccata alla montagna. Terrorizza, perché pronta a crollare, ma per ora non verrà fatta brillare. Si cerca di dare un senso a qualcosa che un senso non ha per chi piange figli, fratelli, genitori. Il Soccorso Alpino può solo spiegare la dinamica del distacco, sottolineando che a fare da «scivolo» all'enorme mole di materiale è stato un accumulo di acqua di fusione nella conca sotto la vetta: quando il pezzo di ghiaccio si è staccato verticalmente non aveva appoggio ma, solo acqua.

I soccorritori e le autorità che ieri mattina erano allo stadio di Alba di Canazei a presenziare il riconoscimento delle vittime hanno parlato di «una carneficina inimmaginabile» e di «corpi così deturpati che saranno identificati solo attraverso l'esame del Dna». I morti ieri sono saliti a sette, di cui tre identificati. Si tratta di Filippo Bari, vicentino di 27 anni, di Tommaso Carollo e Paolo Dani, 52enni di Valdagno di Vicenza. Davide Miotti, 51 anni, di cui si era parlato all'inizio, risulta invece ancora tra i dispersi con la moglie Erica Campagnaro.

Sollievo, invece, per cinque scalatori che si sono fatti vivi nella seconda giornata di ricerche. Scende così a tredici, dieci italiani e tre di nazionalità ceca, in numero di quanti sono spariti dopo che il seracco, descritto dal governatore veneto Luca Zaia come un «condomio di ghiaccio», si è staccato tra Pian dei Fiacconi e Punta Penie abbattendosi sulla via normale per la vetta. Ed è sano e salvo il bambino di 9 anni che molti avevano visto salire in una delle due cordate. Ieri al comando dell'Aiut Alpin e del corpo di Soccorso alpino di Canazei si sono per rivolte una ventina di persone per chiedere notizie dei familiari. Otto sono i feriti, trasferiti negli ospedali di Trento, Bolzano, Belluno, Feltre e Treviso, di cui 2 in gravi condizioni.

Le operazioni di ricerca a caccia dei superstiti ieri sono iniziate prestissimo. Nella notte i sopralluoghi della Protezione Civile, condotti con il supporto del soccorso alpino e dei droni dei vigili del fuoco dotati di termocamere in grado di individuare anche al buio fonti di calore emesse dalle persone, non avevano portato risultati. Alle prime luci dell'alba, approfittando delle temperature più basse, la macchina è ripartita, con l'utilizzo dell'elicottero di Trentino emergenza, sotto la supervisione del capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e del governatore dell'Alto Adige, Arno Kompatscher, insieme ai colleghi Fugatti e Zaia. Sul posto si è recato anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, giunto in auto da Verona. L'elicottero che avrebbe dovuto portarlo a Canazei è stato infatti bloccato dal maltempo.

La pioggia in Val di Fassa poi ha interrotto per qualche ora le ricerche, riprese nel pomeriggio. Proseguiranno nei prossimi giorni nello stesso modo, poiché le alte temperature e il rischio distacchi non permette l'intervento da terra. «Le probabilità di trovare sopravvissuti dopo così tante ore sono davvero molto basse, per non dire nulle», ha spiegato Giorgio Gajer, presidente del Soccorso alpino in Alto Adige. «Le tragedie che stiamo vivendo con il cambiamento climatico ci devono spingere a cercare urgentemente nuove vie rispettose delle persone e della natura», ha commentato il Papa. Un elicottero della Guardia di Finanza attrezzato con il sistema «Imsi Catcher» per intercettare i segnali di cellulari accesi, anche sotto la neve, giungerà presto a passo Fedaia. Ma il bilancio dei morti sembra realisticamente destinato a salire.

«Temo che le vittime aumentino almeno del doppio se non del triplo - è convinto il procuratore di Trento, Sandro Raimondi - visto il numero dei dispersi e il fatto che siano rimaste parcheggiate 16 auto nei pressi dei sentieri che portano al ghiacciaio».

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