Grandi progetti per rilanciare la cultura di destra, rimasti nel cassetto o nella casella mail di chi li spediva senza ottenere risposta. E così, dopo due anni, sparisce il comitato scientifico della Fondazione An con le dimissioni del suo presidente, Marcello Veneziani. Lo scrittore lascia senza voler fare polemiche, ma il concetto è chiaro: «Fare il soprammobile non mi interessa, è inutile continuare».
Le dimissioni di Veneziani dal comitato della Fondazione che gestisce l'eredità culturale del Msi-An e, soprattutto, l'enorme patrimonio immobiliare frutto di settant'anni di storia e di donazioni (diverse decine di milioni di euro tra immobili e liquidità), seguono quelle di quasi tutti i membri del comitato scientifico che già a luglio, per le stesse ragioni, avevano gettato la spugna. Firme e intellettuali di area come l'ex parlamentare di An e consigliere Rai Gennaro Malgieri, lo storico Giovanni Sessa, il presidente della fondazione «Ugo Spirito» Giuseppe Parlato, il saggista Luca Gallesi. «Il mondo della destra nella cultura ha personalità di grande valore ma non gliene importa niente - commenta Gallesi -, anzi quando è stato fatto un tentativo di fare un comitato scientifico, senza un centesimo di rimborso spese nonostante le disponibilità economiche della Fondazione, si è sistematicamente visto rivolgere una porta in faccia. Abbiamo fatto mille progetti, ma la fondazione An si è limitata a poche iniziative modeste o addirittura nostalgiche. Credo sia stato un tentativo nobile di affrontare un mondo che nobile non è».
Il tono delle dimissioni di Veneziani è più morbido, ma la delusione per l'impegno caduto nel vuoto è evidente: «Carissimi, nel maggio scorso preannunciai le dimissioni qualora la Fondazione An non avesse dato corso al programma di iniziative che avevo presentato dopo aver sentito i vostri pareri e suggerimenti - scrive Veneziani nella lettera di dimissioni -. Quasi all'unanimità mi ribadiste di concordare con la posizione assunta e di procedere nel modo indicato. Da allora, nonostante alcuni contatti a voce, non ho mai avuto una vera e propria risposta dalla Fondazione né un compiuto riscontro alle cose proposte. Mi fu detto di pazientare e di rinviare perché gli assetti interni della Fondazione stavano mutando, come io stesso vi preannunciai. Ma anche dopo il cambiamento ai vertici della fondazione, rinviato e tardato di alcuni mesi, non ho ricevuto alcuna risposta (...). Lo dico senza intenzioni polemiche e senza innescare alcuna questione, ma preferisco davvero concludere quest'esperienza e pensare ad altro». Nell'elenco delle recenti attività culturali della Fondazione in effetti si trovano solo una mostra sui 70 anni del Msi, un incontro («Mio padre era missino, anzi fascista») e un convegno («Nostalgia dell'Avvenire»). Un po' pochino.
Veneziani racconta di aver avuto dimostrazioni di sostegno e incoraggiamento a restare dai singoli consiglieri della fondazione, ma nessuna decisione dai vertici.
Troppo impegnati a rivedere lo statuto per misurare i rapporti di forza tra le varie correnti in cui si è divisa l'ex An, rispecchiati nel consiglio di amministrazione: i meloniani di Fdi (La Russa, Rampelli), gli ex An passati in Fi come Gasparri, i sovranisti come Alemanno e Menia, gli ex finiani come Bocchino. Materia troppo complessa per trovare pure il tempo per la cultura.
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