Chiang Mai (Thailandia) Il Giappone inizierà domani lo scarico nell'Oceano Pacifico delle acque reflue provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, colpita da uno dei peggiori disastri nucleari della storia nel 2011, quando un terremoto di magnitudo 9.0 e il successivo tsunami, hanno devastato la costa nordorientale del Paese, provocando la morte di circa 18mila persone e danneggiando 11 reattori in 4 centrali nucleari.
Il governo giapponese, guidato dal primo ministro Fumio Kishida, sostiene che questa soluzione sia la più efficace tra quelle a disposizione, garantendo che «i livelli di radioattività saranno conformi ai limiti stabiliti dalle normative internazionali e che non avranno impatti negativi sull'ecosistema marino e sulla salute delle persone». L'autorizzazione alla procedura era già stata data dal suo predecessore Yoshihide Suga nell'aprile 2021, mentre il progetto è stato convalidato all'inizio di luglio dall'agenzia nucleare delle Nazioni Unite, l'Agenzia per l'energia atomica (Aiea), che ha concesso il proprio benestare all'operazione, affermando che è in linea con gli standard internazionali e sostenendo che l'impatto sarà insignificante o «trascurabile». Il terremoto e lo tsunami del 2011 hanno causato la contaminazione dell'acqua all'interno della centrale nucleare di Fukushima con sostanze altamente radioattive. In seguito, altra acqua è stata usata per raffreddare i detriti dei reattori, mentre l'infiltrazione di acqua piovana e di falda ha generato ulteriori acque reflue. Queste acque sono state trattate e stoccate in serbatoi capaci di contenere l'equivalente di oltre 500 piscine olimpiche. Ma ora, ha spiegato il governo giapponese, lo spazio sta terminando, rendendo necessario lo scarico per poter procedere con lo smantellamento in sicurezza della struttura. La Tokyo Electric Power Company (Tepco), la società responsabile della gestione della centrale, ha precisato che l'acqua è stata trattata per rimuovere tutte le particelle radioattive, eccetto il trizio, la cui presenza rimane al di sotto dei livelli considerati pericolosi. L'acqua verrà rilasciata in piccole porzioni e sarà monitorata attentamente per garantire che non rappresenti un rischio per l'ambiente.
«Lo scarico controllato in mare è l'unica misura che ha un effetto verificabile sulle persone e sull'ambiente e che è accettabile entro i livelli di sicurezza», ha spiegato l'esperto nucleare spagnolo Luis Echavarri, ex direttore generale dell'Agenzia per l'energia nucleare dell'Ocse, sottolineando che altre opzioni prese in considerazione, come l'iniezione dell'acqua contaminata nel sottosuolo o la vaporizzazione, «avevano dei rischi». Secondo il gruppo ambientalista Greenpeace, il processo di filtrazione sarebbe invece difettoso e una quantità enorme di materiale radioattivo sarà dispersa in mare nei prossimi decenni.
«La decisione del governo ignora soprattutto le preoccupazioni della popolazione, compresi i pescatori e non tiene conto delle prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità e non è conforme al diritto marittimo internazionale», ha dichiarato Hisayo Takada, responsabile dell'organizzazione in Giappone.
Intanto Cina ed Hong Kong hanno già vietato le importazioni di cibo da diverse prefetture giapponesi, protestando contro la scelta di Tokyo, definendola «egoista e irresponsabile» ed esortando Fumio Kishida ad annullare il piano di scarico dell'acqua contaminata. E il vice ministro degli Esteri cinese, Sun Weidong, ha convocato l'ambasciatore giapponese in Cina.
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