Nella bimillenaria storia della Chiesa è accaduto di tutto, ma mai che un papa partecipasse al funerale di un altro papa. Piuttosto, ci furono episodi efferati, nel medioevo. Atroce fu quello di papa Formoso, che regnò dall'891 all'896: era morto da nove mesi quando i suoi nemici estrassero il cadavere dalla tomba e, alla presenza del successore Bonifacio VI, lo processarono in un concilio solenne. La difesa di Formoso, com'era prevedibile, non fu granché. Il cadavere venne amputato delle tre dita usate per benedire, portato in giro per Roma a dorso di un asino, con la testa rivolta verso la coda, infine scaraventato nel Tevere.
Quanto alla presenza di più papi, anche quella fu comune. Per quasi quaranta anni - tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento - ci furono in contemporanea due o addirittura tre pontefici, che si definivano a vicenda «antipapi». Ma si trattava di vicende politiche e di tutt'altra Chiesa, niente a che vedere con Benedetto XVI e Francesco.
Diffido della dietrologia di chi attribuisce le dimissioni di Ratzinger a chi sa quali complotti e ricatti. Problemi certamente ce n'erano, fra lo Ior e lo scandalo della pedofilia ecclesiastica, ma erano appunto problemi tali che a 78 anni - Benedetto XVI non si sentì più in grado di farvi fronte con la dovuta energia e lucidità. Fu una decisione saggia, che ha interrotto le vicende frequenti di pontefici ormai inabili, mentalmente e/o fisicamente, a governare. E ha aperto la strada a un evento nuovo nella storia della Chiesa, che potrà ripetersi.
Se per un verso è possibile che la morte del conservatore Benedetto XVI renda più libero il riformatore Francesco nel procedere più speditamente alle riforme che ha intrapreso, è altrettanto possibile che lo stesso Francesco, palesemente e dichiaratamente stanco e malato, segua l'esempio del predecessore. Anche se sa che la Chiesa con l'accortezza che le ha permesso di essere la più longeva istituzione umana riesce quasi sempre a far succedere a un pontefice un altro che ne corregga indirizzi giudicati eccessivi.
Quanto agli errori e alla personalità di Ratzinger, parte del popolo ormai identificabile con il popolo del web durante la sua agonia e dopo la morte si è esibito in insulti per la presunta copertura che avrebbe dato ai preti pedofili e per le sue posizioni su omosessualità e famiglia tradizionale. Parecchi insulti ho ricevuto anch'io, dopo avere pubblicato un tweet che dice semplicemente: «Ratzinger non è stato solo un papa, è stato un grande pensatore».
Non credente e autore di libri piuttosto critici sulla storia della Chiesa, a differenza dei fanatici dalla visione limitata riesco a distinguere tra la grandezza di un pensiero e la sua applicazione pratica: Marx era un grande pensatore, che sollevò problemi vivi, reali, la realizzazione del suo pensiero è stata una sciagura. Le analisi di Ratzinger sul relativismo, sul rapporto fra scienza e fede, sulle radici cristiane da opporre all'Islam sono frutto di un pensiero profondissimo, condivisibili o no che siano.
Era un papa non amato da gran parte dei fedeli per il suo algido distacco intellettuale, e nella sua secolare accortezza la Chiesa l'ha sostituito con il suo opposto.
Francesco è il pontefice più alla mano della storia, e soprattutto porta la Chiesa verso gli umili e verso una comprensione del mondo qual è, per non arrivare allo scontro frontale cui l'avrebbe portata Ratzinger se il suo pontificato fosse durato fino al 31 dicembre 2022. Lunga vita e lungo papato a Francesco, che realizza dopo cento anni il pensiero del prete ultrascomunicato Ernesto Buonaiuti: i profeti vengono capiti solo dopo la loro morte, spesso molto tempo dopo.
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