Fuori dall'Aeronautica: il Consiglio di Stato non reintegra la Schiff

Fuori dall'Aeronautica: il Consiglio di Stato non reintegra la Schiff

Giulia Jasmine Schiff resta fuori dall'Aeronautica. Il Consiglio di Stato ha respinto l'appello della giovane allieva che denunciò di aver subito atti di nonnismo e ha confermato, come già aveva fatto dal Tar, il provvedimento con cui la ragazza di Mira (provincia di Venezia) è stata mandata via dall'Aeronautica per «inattitudine militare e professionale».

Resta per ora un miraggio il desiderio di Giulia, sergente pilota, di salire sui jet delle frecce tricolori. La sua storia o disavventura è iniziata quando è arrivata a 21 anni alla scuola di volo di Latina dopo aver frequentato l'Accademia di Pozzuoli. Dopo l'esame di fine corso i piloti in erba devono sottostare al «battesimo del volo», in cui i commilitoni li sottopongono buttandoli nella piscina del pinguino. Ma Giulia, temendo di rompersi i denti, ha cercato di far valere le sue ragioni. Invece è stata costretta. In un video, che poi ha diffuso, si vede che il 7 aprile 2018 a Latina viene colpita con circa cento frustate, spinta contro l'ala di un aereo e poi buttata in una piscina. Lei ha denunciato gli otto sergenti del settantesimo Stormo dell'Aeronautica di Latina, presunti responsabili del fatto, che sono stati rinviati a giudizio dalla procura militare di Roma e il processo è fissato per il 5 novembre.

Riammessa a Pozzuoli grazie alla sentenza del Consiglio di Stato, che ribalta quella del Tar del Lazio che si era opposto al reintegro, Giulia ha lavorato in smart working dalla sua abitazione a Mira. Poi, però, è stata nuovamente espulsa per «insufficiente attitudine».

E ora anche il Consiglio di Stato il 21 ottobre scorso ha rigettato l'appello di reintegro non ritenendo validi i rilievi mossi dall'appellante sulla commissione militare che l'ha giudicata e quelli sulla sproporzione tra le condotte contestate e il provvedimento impugnato. Quindi scatta l'espulsione della giovane dall'Aeronautica, a cui dovrà anche pagare 2.500 euro di spese legali.

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