La furia dei russi sui resti del teatro di Mariupol

L'allarme del sindaco della città occupata: "Cancellano le prove dei crimini di guerra"

La furia dei russi sui resti del teatro di Mariupol

Potrebbe diventare uno degli edifici simbolo della guerra di Ucraina, ma rischia di non restare un piedi nemmeno un mattone. Gli occupanti russi di Mariupol «hanno già demolito metà del teatro drammatico. Così, in due giorni, non resterà nemmeno un ricordo fisico di esso», come scrive su Telegram il consigliere del sindaco in esilio della città Petro Andriushchenko. Il teatro drammatico della città era stato nelle prime settimane di guerra il principale rifugio antiaereo per gli abitanti della città pesantemente bombardata, fino a quando il 16 marzo non era stato colpito da due attacchi aerei russi che aveva ucciso 300 persone in quello che Amnesty International ha definito «chiaro crimine di guerra». Del quale i russi stanno ora cercando di cancellare ogni traccia, oltraggiando la verità e offendendo i martiri della città.

L'inverno rallenta le operazioni militari, svuotando temporaneamente il bollettino del dolore. Ieri due persone sono rimaste ferite per l'esplosione di un'autobomba nella città occupata dai russi di Melitopol, nel sud-est dell'Ucraina. «Le cause e le circostanze sono in fase di accertamento», ha detto Vladimir Rogov, funzionario nominato dalla Russia nella provincia ucraina di Zaporizhzhia, che ha riferito di due persone ferite.

L'esercito russo sta rifiatando in attesa di tornare all'assalto. Nel mese di febbraio gli analisti prevedono un'offensiva russa nel Donbass e forse anche in direzione della capitale Kiev. Secondo il consueto report dell'intelligence britannica i piani di Mosca per aumentare il numero delle sue forze armate sono la prova di come il Cremlino stia cercando di adattarsi alle sfide a lungo termine poste dalla sua invasione dell'Ucraina, anche se non si sa dove possano essere reperite le risorse per «aumentare del 30 per cento gli effettivi dell'esercito russo» secondo il piano presentato a Putin dai vertici militari qualche giorno fa e questo potrebbe allungare i tempi per il raggiungimento di questo obiettivo.

Il ministro della Difesa russo Serhiy Shoigu ha spiegato che ci sarà anche un rafforzamento delle truppe nel nord-ovest della Russia per timori di una minaccia legata all'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Ieri Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha parlato di «progressi significativi verso la smilitarizzazione» dell'Ucraina. Ma è un ottimismo di facciata. La guerrà sarà lunga.

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