Una gabbia di scartoffie da 225 miliardi l'anno. Ecco le storie delle vittime

Cgia di Mestre: in fumo 11 punti di Pil. E lo Stato prescrive multe assurde

Una gabbia di scartoffie da 225 miliardi l'anno. Ecco le storie delle vittime
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La gabbia burocratica che avvolge il sistema Italia pesa su famiglie e imprese per almeno 225 miliardi all'anno, 11 punti di Pil all'anno, secondo un recente report della Cgia di Mestre. Nella rete restano imbrigliate piccole e grandi storie che rallentano la competitività del Paese, scoraggiano gli investimenti dall'estero, rendono la vita difficile a piccoli imprenditori e commercianti, fino al comune cittadino che prende una multa da 800 euro perché attraversa con la bici sulle strisce pedonali. Ci sono poi i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione, la lentezza della giustizia civile, le inefficienze nella sanità e nel trasporto pubblico locale. Altri numeri allarmanti sono contenuti nella relazione del presidente del Tar Lazio all'apertura dell'anno giudiziario scorso, che ha rivelato come nel 2022 siano stati depositati 16.850 ricorsi contro ministeri e Pa. Cioè un esercito di cittadini costretti ad agire contro lo Stato e ad affrontare procedimenti spesso lunghissimi pur di vedersi riconosciuto un diritto.

Le storie sono le più disparate. Non c'è solo la spina nel fianco della burocrazia che blocca le opere pubbliche, e che rischia di mettere i bastoni tra le ruote al Pnrr, le follie sono quotidiane. Basti ricordare cosa si è trovato ad affrontare un professore universitario di Trento pizzicato dai vigili ad attraversare sulle strisce in bicicletta. Non tanto la sanzione di 45 euro, ma quella che è diventata dopo. Il docente protesta e non paga la multa che a distanza di cinque anni, nell'avviso "bonario" che gli viene recapitato, lievita fino a 450 euro e arriva poi a 860 euro.

Paradossale la vicenda dei cittadini vittime dell'alluvione dell'Emilia-Romagna multati. Un abitante di Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, si è visto recapitare un verbale da 616 euro per non aver raccolto i "suoi" rifiuti accatastati in strada, cioè i detriti del disastro. Una sanzione «da pagare entro 30 giorni».

Credeva di fare un favore al comune un imprenditore edile di Sulmona che di sua iniziativa e a sue spese aveva fatto pulire una statua senza avere i permessi necessari. E invece multa di cento euro. A Roma un farmacista ha rischiato di essere sanzionato per aver fatto pulire la strada di fronte, se non fosse che a sua difesa si sono schierati residenti e commercianti in protesta contro l'agente che voleva firmare la multa. Un altro ristoratore romano invece si è visto recapitare un verbale da 140 euro per «una cicca nell'organico». Il titolare del bar suo vicino è stato sanzionato per 270 euro per una buccia d'arancia smaltita non correttamente. C'è poi il medico multato con 27.100 dall'Ispettorato del lavoro per aver sforato il consueto orario di lavoro durante il periodo della pandemia, in particolare «per non aver rispettato all'epoca i riposi prescritti e aver lavorato più delle ore previste».

E ci sono le opere, circa 370 quelle incompiute censite da Federcepicostruzioni, per burocrazia e non solo. Oltre a 25.101 progetti contro il dissesto idrogeologico finanziati tra il 2019 e il 2022, appena il 32,2% è stato portato a termine: meno di uno su tre. E di 9.843 progetti (il 37,8% del totale) si sono perse le tracce, cioè non ci sono nemmeno dati disponibili, ha rilevato Anac.

Vanno messe nel bilancio anche le lunghe procedure per l'avvio di attività imprenditoriali, debiti non pagati nei confronti delle imprese.

Una stima dell'Istituto Ambrosetti calcola il costo annuo dell'attività burocratica a carico delle imprese in 57,2 miliardi, pari allo stipendio annuale medio di quasi 2 milioni di lavoratori e al 3,3 per cento del Pil. Sono i cosiddetti «oneri di transazione». Costi amministrativi, legali, finanziari. Una voragine.

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