Lucia SerlengaUna geografia dell'animo femminile per mettere insieme pezzi di donne diversamente belle. «Come tutte anch'io sento il bisogno di sapere dove stiamo andando» esordisce Miuccia Prada prima di mandare in scena l'immagine plurale di una bellezza femminile talvolta facile da decodificare, altre complicata. Questa volta il vagabondaggio intellettuale della signora del made in Italy riesce a comunicare l'idea che in ogni donna ci sia una nomade, una tipa che si porta dietro memorie e cliché, simboli della vita attaccati al collo come le chiavi o i libriccini e le emozioni racchiuse nelle stampe collage di Cristophe Chemin, artista autodidatta francese chiamato da Prada a mettere insieme immagini, disegni, mezzi espressivi di diversa natura e la natura stessa. Così anche i vestiti diventano sedimentazioni di tante vite: ci sono i corsetti di cotone bianco con sopra delle cinture cui appendere di tutto come quella della signora Huges, mitica governante di Dawnon Abbey e i sontuosi tocchi d'oro del broccati, le camicie hawaiane di lamé e il panno rovinato di certi capispalla, l'abito decisamente sensuale e il nylon dei pezzi più contemporanei. E poi leggings di lana con argyle che fanno tanto Westwood, il cappellaccio di cotone bianco da marinaio e stivali stringati come guêpière molto difficili da domare. L'uscita della signora è salutata da un'ovazione anche se questa non è una collezione leggera se è vero che è partita da un'indagine sui drammi umani. Molto più semplice l'omaggio del direttore creativo Massimo Giorgetti all'elegantissimo marchese Emilio Pucci di Barsento che da campione di sci, aveva scritto una pagina memorabile dello stile sport-chic già nel 1947 quando Toni Frissel, fotografa di moda di Harper's Bazaar pubblicò l'immagine di un suo completo. Giorgetti ha fatto vibrare la propria vena creativa sul diapason della contemporaneità con tute aderentissime dai paesaggi innevati, maglioni con cui calarsi nell'atmosfera skiwear ma anche molti capi per la quotidianità, dai cappotti di cashmere tagliati al vivo ai velluti di seta stropicciati e plissettati. Dalle cime innevate scende a valle anche la collezione donna dello storico brand Rossignol: perfect fit e materiali di ultima concezione come il tessuto metallizzato oro del nuovo completo, il gilet di candida pelliccia riciclata con il simbolo del galletto in visone intarsiato, bellissimi parka e anorak e divertenti polacchini ricoperti di pelliccia. Dal freddo più glaciale, e questa volta della madre Russia, partono i pezzi creati da Antonio Marras per la linea I'M Isolamarras calata in piena atmosfera costruttivista e in una storia d'amore che riempì le cronache ai tempi dell'avanguardia, quella fra Majakovskij e la sua musa Lili Brick. «A questa signora di eccentricità ho dedicato uno stile altrettanto eclettico» spiegava lo stilista presentando una bella combinazione di abitoni a micro fiorellini, gonnelline di pizzo plissé, maglie a stampe geometriche, stole di eco pelliccia sulle spalle, foulard annodati sulla testa. La summa della femminilità che da Rocco Barocco si confronta invece con una vaga androginia. «Ho trasferito la praticità dell'abbigliamento maschile nel mondo della donna senza che questa perdesse un solo grammo del suo sex appeal» diceva lo stilista facendo sfilare modelli realizzati nelle fantasie maschili - tweed, spigati e gessati - ma in tessuti hi-tech. Giacche sartoriali e piumini superslim su gonne a ruota di tulle anche ricamato e poi bellissimi abiti da sera in raso, pizzo e macramè.
Assente l'annunciata super-model Eva Riccobono, presente invece Fabrizio Corona che ha aperto e chiuso la sfilata dei modelli uomo indossando fra l'altro la giacca jacquard con disegni di pistole e stelloni da sceriffo su jeans neri strappati ad arte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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