Sceglie di patteggiare Tommaso Verdini (nella foto), figlio dell'ex parlamentare azzurro Denis (anche lui indagato) e «cognato» del vicepremier Matteo Salvini. Coinvolto nel procedimento avviato dalla procura di Roma dopo la denuncia di un dipendente Anas nel 2021 su presunte irregolarità in alcune gare, in particolare una da 180 milioni di euro per l'affidamento di lavori dell'Anas per il risanamento di gallerie, Verdini Junior era stato oggetto di una perquisizione a luglio del 2022, che aveva interessato tra l'altro i locali romani della società di consulenza imprenditoriale della quale l'uomo è titolare insieme al socio Fabio Pileri. La procura di Roma lo aveva quindi iscritto nel registro degli indagati per corruzione e turbata libertà degli incanti e l'anno scorso, tra Natale e Capodanno, lo aveva spedito agli arresti domiciliari, insieme al socio e ad altri imprenditori. A marzo scorso, poi, la procura aveva chiesto per lui, il suo socio Pileri e due imprenditori coinvolti nell'indagine il giudizio immediato, e la richiesta avanzata dai pm era stata accolta dal gip di Roma Francesca Ciranna sulla base del «solido quadro indiziario».
Così il figlio dell'ex parlamentare azzurro e titolare della Inver aveva deciso di trattare già in primavera con la procura di Roma un accordo di patteggiamento a 2 anni e 9 mesi di reclusione, accordo poi slittato all'autunno e che ieri il Gup ha infine ratificato, concedendo anche la conversione della pena di Verdini Jr in lavori socialmente utili. Oltre a quello di Tommaso Verdini, peraltro, ieri il gip ha ammesso anche il patteggiamento a un anno e nove mesi per uno degli imprenditori coinvolti per i quali era stato accolto il giudizio immediato, Angelo Ciccotto, siciliano ma residente a Parma.
Proprio intorno alla società di Tommaso Verdini e Pileri, secondo il teorema della procura capitolina, si sarebbero svolte le attività illecite, con la Inver che avrebbe in pratica «facilitato», in cambio di utilità, una serie di aziende nel partecipare a gare d'appalto con l'Anas, e in seguito nel vincerle. Tutto grazie, per gli inquirenti, all'accesso a informazioni e documenti riservati (e all'avvicinamento indebito di componenti delle commissioni di gara), servizi che venivano assicurati dai rapporti privilegiati con due indagati che lavoravano per l'Anas (un dirigente e un funzionario, nel frattempo sospesi dal servizio) e che avrebbero, accettato «come contropartita della messa a disposizione delle proprie funzioni la promessa di utilità da parte di Denis Verdini, del figlio e di Fabio Pileri consistite nel loro interventi e raccomandazioni in sedi politiche e istituzionali per la conferma in posizioni apicali di Anas o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati di organismi di diritto pubblico». L'Anas non è coinvolta nell'indagine, e si è anzi costituita parte civile.
Anche per Denis Verdini, come detto indagato in uno
stralcio dell'inchiesta principale con le ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e turbativa d'asta, ieri è stato depositato l'atto di conclusione indagine, che prelude a un probabile rinvio a giudizio.
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