Garlasco, Sempio e l'alibi del padre

I verbali del papà del ragazzo: "Era con me". Ma per i pm va spostata l'ora della morte di Chiara

Garlasco, Sempio e l'alibi del padre
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«Emergeva la totale assenza di contatti umani e relazioni sociali. La quotidianità si svolgeva sempre tra casa e lavoro. Si osservava altresì una metodicità del tutto anomala, quasi costruita", priva di qualsiasi relazione affettiva, amicale o di altro genere». Così i detective incaricati dalla difesa di Alberto Stasi descrivevano dopo averlo pedinato a lungo Andrea Sempio, ora indagato anche lui per il delitto di Garlasco. Una conclusione alla quale gli investigatori privati aggiungono, a sostegno dei sospetti su Sempio, il cambiamento della sua immagine di copertina su Facebook: il 17 dicembre 2014, il giorno in cui Stasi viene condannato per la prima volta - dopo due assoluzioni - per l'omicidio di Chiara, Sempio mette in homepage il disegno di due giovani seminudi, «con fattezze del tutto simili a Alberto Stasi e Chiara Poggi», con una frase presa dal Piccolo Principe, il libro preferito di Stasi: «L'essenziale è invisibile agli occhi. Non dimenticarti il mio segreto».

È sufficiente questa coincidenza a sospettare di Sempio? Ovviamente no. Anche perché l'uomo, diciannovenne all'epoca del delitto, ha un alibi: glielo forniscono il padre Giuseppe e la madre Daniela Ferrari, interrogati durante la prima indagine a suo carico.

«Sono certo - dice Giuseppe Sempio - che la mattina del 13 agosto 2007 ero a casa perché quel giorno non lo scorderò mai per quello che è successo ricordo che mi sono svegliato verso le 7,30/8 poi ho preso il caffè. Mia moglie ha preso la macchina ed è andata a fare la spesa. Mio figlio in genere si svegliava tardi ma quella mattina visto che doveva andare in biblioteca si è alzato prima e ci siamo visti. Quando è tornata mia moglie, verso le 10, mio figlio ha preso la macchina ed è andato a Vigevano in libreria. Quando è tornato da Vigevano è andato dalla nonna paterna che abitava dove abitiamo noi adesso. Preciso che all'epoca dei fatti noi abitavamo in un altro appartamento sito in Garlasco, via Rossini, che sita approssimativamente un chilometro dalla casa dei Poggi. Poi è tornato a casa per pranzo poi siamo tornati dalla nonna io e lui verso le 13/13,30 e siamo rimasti lì per circa tre quarti d'ora».

È un alibi che coprirebbe per intero la fascia oraria indicata dalle sentenza per l'uccisione di Chiara, tra le 9,12 e le 9,36. E che viene confermato almeno in parte dalla madre di Sempio. Che interrogata il 15 febbraio 2017 conferma di essere uscita per la spesa e di essere tornata a casa «verso le dieci». «Quando sono tornata ho trovato mio marito e mio figlio, il quale mi stava aspettando perché mi aveva detto già prima che uscissi che gli serviva la macchina per andare in libreria a Vigevano. Preciso che mio figlio ha un sacco di libri e legge molto. Quando sono uscita mio figlio era già vestito. Quando sono tornata ho dato le chiavi a mio figlio che è uscito ed è rientrato verso mezzogiorno e mi ha detto che era stato in libreria ma l'aveva trovata chiusa e poi era stato a trovare la nonna». La nonna, all'epoca novantaduenne, conferma.

Bisognerà ora capire come la Procura di Pavia intende, nella sua indagine-bis a carico di Sempio, aggirare l'ostacolo costituito da questo alibi.

Che potrebbe risultare meno solido se l'ora possibile del delitto venisse spostata in avanti fino alle 10,20, come era stato ipotizzato in un primo momento. Ma le sentenze che hanno condannato Stasi sono di diverso avviso: Chiara è stata uccisa prima delle 9,36.

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