Il Consiglio Ue non è ancora iniziato quando Mario Draghi ed Emmanuel Macron si incontrano negli uffici della delegazione italiana a Bruxelles. L'ex numero uno della Bce, infatti, vuole coordinarsi con l'inquilino dell'Eliseo non solo perché è presidente di turno dell'Ue ma anche per il peso specifico che avrebbe un sostegno francese all'idea di tentare un'accelerazione sul delicato tema del gas e sulla proposta italiana di un price cap che dovrebbe avere come effetto la riduzione delle bollette energetiche. La sponda francese c'è. E così Draghi - che la questione la solleva da mesi, almeno dal vertice informale dei capi di Stato e di governo che si è tenuto a Versailles il 10 e 11 marzo scorso - decide di accelerare e durante i lavori della prima giornata di Consiglio chiede ai 27 leader presenti a Bruxelles la convocazione di un vertice straordinario sull'energia da tenersi a luglio. Il tempo stringe - è il senso del ragionamento del premier italiano - ed è urgente prendere delle decisioni per affrontare la crisi energetica.
D'altra parte, non è un mistero che sull'ipotesi di un prezzo calmierato del gas l'Europa si sia fino ad oggi mossa in ordine sparso. Ieri si è pubblicamente schierato con Draghi il premier greco Kyriakos Mitsotakis (ricevuto a Palazzo Chigi mercoledì sera), convinto che siano ormai urgenti delle «iniziative coraggiose a livello europeo», come «l'imposizione di un tetto al prezzo all'ingrosso del gas». E anche Spagna e Portogallo sono favorevoli, pur essendosi già riparati dietro una soglia nazionale (operazione consentita dall'Ue perché l'interconnessione tra la Penisola iberica e il resto dell'Europa è marginale). Macron - pur non essendo la Francia dipendente dal gas russo - ha dato il suo benestare e forse qualcosa inizia a muoversi anche a Berlino, visto che dopo il razionamento delle forniture deciso da Mosca non solo a carico della Germania e dell'Italia ma anche di un'altra decina di Paesi, la situazione è ormai di massima allerta. Così, se fino a qualche settimana fa a Bruxelles si immaginava di affrontare il dossier energetico a settembre - cioè dopo la pausa estiva e prima della stagione invernale - ora i tempi sembrano essere davvero più stretti. Con qualche segnale anche dall'Olanda, paese che ospita il Title Transfer Facility, il principale mercato virtuale di riferimento per lo scambio del gas in Europa. Ieri, infatti, Mark Rutte - da sempre ostile al price cap - sembrava frenare meno del solito. «Non siamo contro emotivamente o per una questione di principio, ma - spiega il premier olandese - pensiamo che potrebbe non funzionare come qualcuno pensa».
D'altra parte, se davvero dovesse cadere il «no» di Berlino - il cui principale argomento è sempre stato il timore che Mosca potesse reagire con un taglio delle forniture, cosa che Gazprom ha gia fatto dopo la visita di Draghi, Macron e Olaf Scholz a Kiev - è plausibile immaginare che anche la posizione dell'Olanda finirebbe per ammorbidirsi molto. Non è un caso che anche Enrico Letta, ieri a Bruxelles per il summit dei Socialisti europei, abbia sollevato il tema proprio davanti al cancelliere tedesco Scholz. «Il tetto al gas russo - ha detto il segretario del Pd - deve essere un obiettivo. E il fatto che nelle conclusioni del Consiglio vi sia un riferimento a questo è una buona notizia».
Oggi, dunque, il Consiglio Ue dovrebbe invitare la Commissione ad accelerare l'analisi della fattibilità di un tetto massimo al prezzo del gas russo e definire una proposta, così che il tema possa essere sviscerato nel vertice ad hoc auspicato da Draghi
per luglio. La cui convocazione, spiegano fonti di Palazzo Chigi, spetta al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. E su cui c'è già il via libera della presidenza di turno ceca che entrerà in carica proprio a luglio.
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