È buio a Gaza. Buio di fatto, dopo che è finito il carburante a causa dello stop alle forniture stabilito da Israele e alle 14 di ieri si è spenta l'unica centrale elettrica attiva nella Striscia. Non solo non c'è più luce a Gaza, ma gli ospedali sono al collasso, a corto di farmaci, cibo e acqua scarseggiano, mentre si tratta per la creazione di corridoi umanitari per i civili in fuga. È il tragico risultato del barbaro massacro di Hamas su Israele, con l'esercito israeliano che ammette di aver avviato sulla Striscia un'azione «su scala senza precedenti». Benjamin Netanyahu, primo ministro dello Stato ebraico, parla alla nazione: «Ogni membro di Hamas è un uomo morto». E se l'aiuto degli Usa è «fondamentale», le differenze vanno messe «da parte». Basta con le divisioni nel Paese: «Mettiamo da parte ogni altra considerazione», dice Netanyahu. Ora c'è un vero e proprio governo di guerra. Benny Gantz, leader del Partito di Unità nazionale, è lapidario: «Ora è il tempo della guerraa». L'offensiva totale promessa da Israele è in corso, dopo l'assedio che ha interrotto i rifornimenti di cibo, acqua ed energia. I bombardamenti alla roccaforte degli islamisti hanno colpito obiettivi usati da Hamas per gli attacchi, uccidendo un sub che avrebbe tentato di infiltrarsi via mare, hanno devastato l'Università islamica di Gaza, centro operativo, politico e militare dei terroristi, trasformata in «campo di addestramento per lo sviluppo di armi e intelligence militare». Distrutto anche il sistema di rilevamento usato dagli integralisti per sorvegliare i velivoli sulla Striscia e, secondo fonti palestinesi, l'abitazione della mente del massacro, Mohammed Deif.
I raid sono diretti in maniera «precisa e professionale, ma non chirurgica», spiega il capo di Stato maggiore dell'aeronautica, Omer Tishler. Significa che il conteggio delle vittime ha superato i mille morti e i 5mila feriti, e che quella che era già una grave crisi umanitaria per i civili di Gaza si è trasformata in una catastrofe umanitaria. Nove membri di Unrwa, l'agenzia Onu per il soccorso e l'occupazione, sono rimasti uccisi nei raid (il totale da sabato sale a 11), e così anche 5 operatori, tra cui 4 paramedici della Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Eppure niente di tutto ciò fa desistere ancora i padroni della Striscia, gli integralisti di Hamas che ieri, nonostante il feroce attacco subito, hanno continuato a lanciare razzi sui civili, smentendo le evidenze dell'orrore confermate da Israele, compresa la decapitazione di bambini e neonati. Mustafa Barghouti, leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, si è preso anche la briga di negare che Hamas possa essere associata all'Isis, pur avendo i primi adottato una ferocia e strategie terroristiche che ricordano sotto molti aspetti la barbarie e le tecniche dello cosiddetto «Stato islamico». Mentre si moltiplicano gli appelli per la protezione dei civili a Gaza, con l'Onu che dice di non voler vedere «esodi di massa», il presidente turco Erdogan negozia con Hamas per la restituzione degli ostaggi israeliani, ma accusa lo Stato ebraico di «uso sproporzionato della forza». Il numero dei rapiti è ancora imprecisato. L'Egitto, impegnato nelle trattative per la liberazione e per una tregua per far arrivare aiuti a Gaza, fa sapere di aver ricevuto dai fondamentalisti «l'impegno a non maltrattare gli ostaggi stranieri e con doppia nazionalità». L'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, spiega: «Sappiamo che sono moltissimi, donne, bambini, anziani.
La nostra aspettativa è che vengano rilasciati immediatamente e consentito di tornare alle loro case». In serata, Hamas rilascia una donna e due suoi figli. Poi si apprende che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrebbe presto volare in Israele.
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