Gelo Berlusconi-Salvini Ma il Cavaliere non rompe

Il leader azzurro irritato per gli attacchi a Tajani. Dialogo aperto solo sulle Amministrative

Gelo Berlusconi-Salvini Ma il Cavaliere non rompe

Tra Berlusconi e Salvini si allarga il fossato. Non passa giorno, infatti, che il leader della Lega non attacchi a testa bassa il Cavaliere. Il quale alterna sentimenti di disappunto e di indifferenza. Certo è che soprattutto le ultime sparate del leghista sul candidato azzurro alla presidenza dell'europarlamento Antonio Tajani - poi eletto - hanno indispettito l'ex premier. «Domestico della Merkel» e «servo dei poteri forti» sono le ultime sparate di Salvini contro il neo presidente del Parlamento Ue. Attacchi a testa bassa che non aiutano certo chi, sia nella Lega sia in Forza Italia, sta cercando di ricomporre un rapporto tra i due, il cui barometro oggi segna «tempesta».

Nel Carroccio c'è pure qualcuno che la pensa come Umberto Bossi, legato da profonda e sincera amicizia al Cavaliere. Il Senatùr era stato tranchant con il capo del Carroccio: «Salvini sta facendo un sacco di errori, non è lineare. Per la voglia di diventare premier, sta sacrificando la Lega Nord». E ancora: «Sta facendo la guerra a Berlusconi ma non si accorge che così si schianta». Insomma, c'è chi vorrebbe un Salvini meno ruspa e più diplomatico, soprattutto con gli alleati storici. Ma il leader della Lega non ci sente e va avanti a menare fendenti. In solitudine. Salvini e Berlusconi non si sentono da settimane e il primo parla al secondo soltanto tramite agenzie di stampa o interviste ai quotidiani. I messaggi che manda, poi, sono soltanto di guerra aperta parlando di «Berlusconi inciucista» e di «scelta del leader attraverso le primarie».

Il Cavaliere, dal canto suo, tace. Sull'alleato non parla mai in chiaro ma sottolinea sempre la necessità di non gettare alle ortiche l'unità del centrodestra. Ed è proprio per questo che Berlusconi ha benedetto la presenza di una delegazione di Forza Italia alla manifestazione del 28 gennaio organizzata da Fratelli d'Italia per chiedere di andare presto al voto. Presenti in piazza ci saranno il governatore della Liguria Giovanni Toti (ormai considerato quasi più vicino a via Bellerio che ad Arcore) ma anche i due capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani.

Tattica per non far saltare subito la coalizione di centrodestra? Forse. Anche perché tra aprile e giugno si andrà al voto in moltissimi comuni e presentarsi divisi potrebbe essere un vero suicidio. Al lavoro sul file candidature c'è Altero Matteoli che, visti gli attuali rapporti con il Carroccio avrà di che sudare per «trovare la quadra». Ma se per le amministrative la Lega è parecchio sensibile e difficilmente lavorerà per lo strappo, il discorso è diverso per le politiche.

A livello nazionale, tuttavia, tutto dipende dalla legge elettorale che questo Parlamento riuscirà a partorire dopo la sentenza della Consulta. Berlusconi spera di trovare un accordo sul proporzionale (seppur corretto con un premio di maggioranza) anche per non essere obbligato all'abbraccio troppo stretto con Salvini. Ma anche Salvini attende: con un maggioritario sarebbe costretto a bussare ai cancelli di Arcore, soprattutto per fare accordi al Sud dove il suo movimento continua a non sfondare; con un proporzionale, viceversa, lo strappo sarebbe quasi inevitabile.

A quel punto, però, anche la complessiva strategia salviniana potrebbe virare: e c'è chi scommette che Salvini darà l'addio al progetto della Lega nazionale per riportare il Carroccio alle antiche battaglie per il Nord. Un'ipotesi, questa, che frenerebbe i mal di pancia mai sopiti della Lega ortodossa.

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