Genova, lo scontro tra fascismo e antifascismo finisce in consiglio comunale

Dopo le polemiche per la commemorazione ai caduti dell Rsi, il sindaco si scusa in consiglio comunale. Ma M5S e Pd escono dall'aula

Genova, lo scontro tra fascismo e antifascismo finisce in consiglio comunale

Doveva essere un consiglio comunale come un altro, dove discutere dei problemi di una città – Genova – che sta provando a lasciare, grazie alla nuova amministrazione di centro-destra, le secche di un lungo periodo di crisi economica e morale. E invece, ieri pomeriggio, a Palazzo Tursi si è tornati al passato, per la precisione all'ennesima polemica sul fascismo animata dai cattivi maestri della sinistra. Con buona pace del sindaco-manager Marco Bucci, reduce dal fresco successo di Euroflora che ha portato a Genova, per la precisione nei parchi del quartiere levantino di Nervi, quasi 250 mila visitatori.

LE PREMESSE

Tutto è successo il 25 aprile, giorno della liberazione dal Nazifascismo, quando il consigliere comunale genovese Sergio Gambino (Fratelli d'Italia) aveva partecipato al cimitero di Staglieno alla commemorazione dei caduti della Repubblica di Salò con tanto di fascia tricolore. Apriti cielo. Ad aprirsi, o meglio squarciarsi, il cielo della composita galassia della sempre attivissima sinistra radicale cittadina, animata da Cgil-Fiom, Anpi e Genova antifascista. Che, dalla fine di aprile, ha chiesto al sindaco di “dissociarsi dall'omaggio ai caduti della Repubblica Sociale”.

Massimo Bisca, presidente dell'Anpi di Genova che proprio il 25 aprile, durante la manifestazione principale nella principalissima piazza Matteotti, si era scagliato contro chi aveva interrotto il discorso del sindaco con fischi e insulti, lo scorso 30 aprile aveva scritto una lettera aperta a Bucci. “No sindaco, questo non è un atto di pietà per i morti: è una presa in giro degli altri morti, quelli della Resistenza”, le parole di Bisca. Che rispecchiano l'opinione ancora diffusa che rifiuta di mettere sullo stesso piano le vittime del periodo 1943-1945, nonostante da allora siano passati ormai più di 70 anni.

I FATTI

Ieri ci si aspettava una giornata campale. Sigle come Anpi, Cgil-Fiom e Genova antifascista avevano annunciato la loro partecipazione come pubblico alla riunione del consiglio comunale, dove all'ordine del giorno c'era la discussione del cosiddetto “caso Salò”. Il Comune si era preparato rafforzando i dispositivi di sicurezza all'esterno e all'esterno di Palazzo Tursi, preparandosi al peggio. Puntuali sono arrivati i cori di alcuni esponenti della Fiom, che da fuori hanno intonato i soliti cori infamanti: “Fuori i fascisti dalla città” - “Noi abbiamo un sindaco di m...” - “Ora e sempre resistenza” i più gettonati. Il solito mantra di chi sa solo urlare e contestare.

Intanto, all'interno della “Sala rossa”, dopo il question time andava in scena il piatto forte della giornata. Bucci, che nei suoi 11 mesi da sindaco non ha mai avuto paura di affrontare a quattr'occhi i suoi avversari, si è comportato in modo responsabile. “Chiedo scusa a chi in qualche modo si è sentito offeso e colpito – ha iniziato il sindaco – così come chiederei scusa a ogni cittadino che si sente offeso dall'amministrazione comunale. La fascia tricolore era fuori luogo, rivedremo il regolamento”, ha concluso Bucci. Che pensava di aver chiuso la questione una volta per tutte.

Manco per sogno. I capigruppo di Pd e M5S, Gianni Crivello e Luca Pirondini, hanno abbandonato l'aula dopo il discorso del sindaco, accusandolo di “non assumersi mai una responsabilità” e di “essersi scusato, ma non dissociato”. La pantomima è proseguita al termine del consiglio, quando il sindaco è andato a parlare con i giornalisti. Ne è nato un dibattito piuttosto acceso, in cui al sindaco è stato chiesto di fare chiarezza sul fatto che fosse stato o meno lui a dare al consigliere Gambino il mandato di rappresentare ufficialmente il Comune alla commemorazione dei caduti della Rsi.

Bucci ha risposto così alle accuse: “Io una posizione netta l'ho presa eccome. Io lavoro per il futuro della città e per una visione della città per il futuro. Questo è il mio lavoro – ha precisato «u sciu scindacu» – il resto è priorità 2 e priorità 3. Sono dieci mesi che lo dico: io lavoro per la priorità 1, quella che conta, cioè costruire una grande città”, ha concluso Bucci. Che davanti all'insistenza dei giornalisti ha sbottato ripetendo più volte “Avete domande?”, prima di andarsene.

Non sembra bastare, dunque, la promessa del sindaco di un regolamento per evitare che anche l'anno prossimo possa riproporsi la

“questione Gambino”. Ma alcuni genovesi dovranno farsene una ragione: dopo 60 anni di centro-sinistra il vento politico nella città della Lanterna è cambiato. E l'amministrazione può prendere decisioni non di loro gradimento.

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