Si è sposato con una ex fiamma, si sta disintossicando e ha destinato una parte del suo patrimonio di molti milioni di euro ad associazioni che si occupano di tossicodipendenti: Alberto Genovese sarebbe pronto per uscire dal carcere e per finire di scontare la pena definitiva per violenza sessuale in affidamento a una comunità terapeutica. I giudici della Sorveglianza decideranno a breve. Intanto le sue vittime fanno i conti con un trauma irreversibile. E anche con il fatto che di quei milioni di euro a loro il responsabile delle violenze che hanno subito vorrebbe cedere solo le briciole.
La modella oggi 21enne che è stata seviziata per 23 ore nella camera padronale dell'attico milanese di Terrazza sentimento nell'ottobre del 2020 aveva da poco compiuto 18 anni. Era andata alla festa del genio delle startup per conoscere persone utili al suo lavoro e perché, lo sapeva dalle occasioni precedenti, c'era droga in abbondanza per tutti. Si è ritrovata a subire atti sessuali violenti contro la sua volontà, a gridare il proprio rifiuto, imbottita di stupefacenti ben oltre la quantità che poteva sostenere. Uno dei medici dell'Svs della clinica Mangiagalli dichiarerà a verbale di non aver mai visto «qualcosa di così cruento» nei tanti casi di stupro seguiti dal centro specializzato dell'ospedale. Dalla denuncia della giovane, sostenuta dai video delle telecamere dell'appartamento, è nato il processo che si è concluso con una condanna definitiva a Genovese a quasi sette anni di carcere.
Ora la 21enne, attraverso il suo legale, l'avvocato Luigi Liguori, ha presentato appello contro la sentenza nella parte in cui assegna alla vittima una provvisionale di 50mila euro. Genovese ne aveva offerti 155mila a lei e all'altra ragazza violentata, la seconda parte civile. Entrambe avevano rifiutato. Nell'atto di appello «per i soli interessi civili» la difesa della giovane elenca i danni patrimoniali e morali sofferti, allegando le consulenze dei medici e degli psicologi che l'hanno visitata. La conclusione dell'istanza, depositata a gennaio e in attesa di un riscontro del Settore civile del Tribunale, è una richiesta di risarcimento alla vittima da parte dell'ex imprenditore del web di poco più di 2 milioni di euro. L'elenco delle ferite fisiche riportate dalla ragazza in quelle 23 ore è lungo tre pagine. Ma sono le ferite della psiche che ancora oggi fatica a superare, i «postumi invalidanti» di quella terribile esperienza. Secondo la consulenza medico legale di parte, le violenze fisiche e le umiliazioni hanno causato nella vittima un «Disturbo post traumatico da stress di grado severo e invalidante», con «incubi e attacchi di panico». Ancora: «Alienazione emotiva» e «isolamento sociale». Una forma di «infermità psichica» tutt'ora presente che richiede cure specifiche e la cui evoluzione in futuro non è prevedibile. La 21enne ha riportato una «invalidità permanente del 40 per cento» e un «danno alla capacità lavorativa» importante. Ciò che le è stato inflitto le impedisce di lavorare come modella e questo si traduce in ingenti mancati guadagni.
Da qui anche il danno patrimoniale. Tali conclusioni, specificano i medici, restano valide anche se si prende in considerazione la innegabile «fragilità» preesistente della giovane, su cui tanto hanno insistito i consulenti di parte di Genovese.
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