«Guai a pensare che si possano usare i 209 miliardi del Recovery Fund per ridurre le tasse, sarebbe davvero un messaggio sbagliato». Il commissario Ue agli Affari economici ed ex premier, Paolo Gentiloni, in audizione alle commissioni Bilancio e Politiche europee di Camera e Senato ha nuovamente smorzato i facili entusiasmi di parte della maggioranza (soprattutto grillina) sulla possibilità di destinare le risorse comunitarie anti-Covid all'abbassamento della pressione fiscale.
«Oggi abbiamo le risorse e lo spazio di bilancio: se non ne approfittiamo oggi per risolvere problemi annosi, rischiamo di non farlo più», ha aggiunto Gentiloni esplicitando il vero contenuto del Piano Marshall europeo: bisogna attuare riforme e presentare piani seri per l'utilizzo dei fondi. Il Recovery Plan, pertanto, non dovrà essere «un catalogo delle spese», ma contemplare una serie di strategie per «guidare questa ripresa e questa ricostruzione». I piani nazionali «non saranno redatti a Bruxelles né imposti dall'Ue, contrariamente a quanto accadde per i Paesi durante la crisi del decennio scorso», ma la Commissione «ha l'obbligo di garantirne la coerenza con le priorità comuni e le riforme necessarie». Le priorità comuni sono transizione ambientale, sostenibilità sociale, digitale. A queste si affiancano le raccomandazioni della Commissione ai singoli Paesi: per l'Italia, tra le altre cose, c'è la digitalizzazione della Pa, la scuola, la riforma della giustizia civile e il Mezzogiorno.
«Ci aspettiamo bozze che indichino obiettivi generali, linee di intervento, priorità, che consentano l'avvio di un dialogo con la Commissione», ha tagliato corto rimarcando che le prime risorse non arriveranno prima dell'inizio del 2021. «La tabella di marcia è chiara, e non prevede la possibilità di anticipi nel 2020», ha sottolineato Gentiloni smentendo le indiscrezioni circa la possibilità di ottenere una ventina di miliardi da subito e ricordando che i piani dovranno essere presentati formalmente all'inizio dell'anno prossimo. Entro 2-3 mesi dalla presentazione formale «ci sarà una prima erogazione pari al 10% dell'importo» spettante al Paese, «mentre le altre avranno cadenza semestrale», ovviamente previa approvazione della Commissione dei risultati e del rispetto dei cronoprogrammi. Non a caso, il commissario agli Affari economici ha evidenziato la ripresa del dibattito Ue sul ritorno alle regole di bilancio, seppur in forma diversa rispetto all'attuale Patto di Stabilità. A questo proposito, il vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco, in un'audizione successiva, ha rimarcato la necessità di preparare un Recovery plan serio perché «abbiamo un margine ridotto prima che il nostro rating diventi non investment grade: bisogna agire subito sulla crescita».
Ecco perché Gentiloni ha sostanzialmente suggerito al governo Conte di ricorrere al Mes, definendolo uno strumento «fondamentale per rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari». Le condizionalità macroeconomiche che hanno caratterizzato la crisi precedente, ha ribadito, «sono state eliminate per queste linee di credito straordinarie destinate alla sanità». Il ricorso al salva-Stati, inoltre, consentirebbe un risparmio «di 6-7 miliardi maggiore» di quello calcolato per il prestito Sure. I tempi per avere i fondi possono essere immediati, ha chiosato l'ex premier.
Di qui la richiesta al premier di riferire sulla politica economica del capogruppo di Fi alla Camera, Mariastella Gelmini. «Serve una visione e occorre fare delle scelte», ha commentato criticando le titubanze dell'esecutivo.
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