N on si arresta la serie di manifestazioni a Chemnitz, teatro una settimana fa dell'omicidio di un cittadino tedesco-cubano di 35 anni. Per la morte di Daniel H. sono stati fermati due 22enni, uno iracheno e l'altro siriano, e da allora la città della Sassonia non ha più pace. Cortei di estremisti di destra, fra i quali non pochi hooligan, si sono succeduti a contro-manifestazioni di sinistra e a veglie di Alternative für Deutschland, la formazione anti-immigrati e primo partito di opposizione al Bundestag. Ieri il teatro di dimostranti, delle strade chiuse e della polizia schierata in massa si è ripetuto. Per la sinistra hanno sfilato il corteo Herz stat Hetze («Un cuore al posto dell'ostilità») e Chemnitz Nazifrei, ma le novità erano tutte sul fronte opposto: l'ultradestra di Pro-Chemnitz e gli islamofobi di Pegida (il movimento dei «Patrioti contro l'islamizzazione dell'Occidente») hanno sfilato insieme ad AfD, portando in strada 6.000 dimostranti.
AfD in Sassonia aveva chiamato a raccolta i suoi sostenitori su Facebook «per piangere Daniel H. e tutte le vittime della multiculturalizzazione forzata della Germania», promettendo anche la partecipazione di Andreas Kalbitz, numero uno del partito in Brandeburgo, di Jörn Urban (leader di AfD in Sassonia) e del discusso Björn Höcke (AfD Turingia), uno per il quale la Germania dovrebbe smetterla di chiedere scusa per lo sterminio nazista degli ebrei. L'imprevista «fusione» dei tre cortei ha provocato qualche momento di tensione con le forze dell'ordine. Attorno alle 18 la polizia della Sassonia twittava di aver fermato alcuni manifestanti che avevano attaccato una troupe televisiva.
E mentre sui media tedeschi i cittadini di Chemnitz si sbracciano per far capire ai concittadini occidentali che la loro città non è un covo di camicie brune, la Germania si preoccupa soprattutto per AfD. Secondo un sondaggio Civey condotto per il Funke Mediengruppe, 57 tedeschi su 100 vorrebbero che il partito anti-immigrati fosse messo sotto il controllo dei servizi segreti, chiamati a far rispettare l'impianto anti-nazista della Costituzione. Una misura del tutto necessaria per il 42,7% degli intervistati, ma vista con favore anche da un altro 14,5%. A questi vanno aggiunti altri 7 tedeschi indecisi, mentre i contrari a diverso titolo sono complessivamente il 36%. La percentuale favorevole alla supervisione di AfD da parte dei servizi è ovviamente più alta nei Länder occidentali (il 66% degli intervistati) che in quelli dell'ex Ddr (il 48%), dove il partito raccoglie oltre il 20% dei consensi.
Il sondaggio trova riflesso nella politica federale. Per l'ex leader dei Verdi, Cem Özdemir mettere AfD sotto controllo «permetterà di avere informazioni affidabili su quali reti il partito mantiene e come si finanzia». Per il socialdemocratico Burkhard Lischka è una questione di par condicio e «chi ha a lungo osservato parte della sinistra, non deve distogliere lo sguardo dalla destra». La proposta non è piaciuta invece al ministro federale degli Interni, Horst Seehofer: «Al momento, le condizioni per l'osservazione del partito nel suo complesso non ci sono».
Parole con cui il ministro e leader del partito cristiano sociale bavarese (Csu) dà prova di realismo: alle elezioni regionali il prossimo 14 ottobre in Baviera la sua Csu è insidiata da destra proprio da AfD. Impossibile per Seehofer mettere la formazione xenofoba sotto la lente dei servizi a un mese dal voto senza essere accusato di farlo per esclusivo interesse di parte. Chi vuole battere AfD deve farlo nelle urne.
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