"Ghiacciaio a rischio crollo", paura a Courmayeur

Si stacca un pezzo del Planpincieux: evacuata la val Ferret. E si sgretola anche la giunta

"Ghiacciaio a rischio crollo", paura a Courmayeur
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Crolla la giunta e traballa il ghiacciaio. È un'estate calda a Courmayeur. Bollente il ghiaccio tra i monti, la maggioranza si sfalda, giù, in Comune. Una settimana fa il consiglio comunale - con dimissioni in blocco della minoranza - ha staccato la spina alla legislatura di Stefano Miserocchi. Due giorni fa il Planpincieux uno dei ghiacciai che scende dal Dente del Gigante e da Rochefort, si è riscoperto meno eterno e ha ripreso la sua accelerata verso valle. Natura e politica sono gli ingredienti con cui Courmayeur voleva ripartire dopo il covid. I numeri c'erano tutti: il virus ha sfiorato la vallée con soli 1200 casi - che negli ultimi giorni continuava a registrare un ottimistico zero contagi. E invece: qui il malato è un altro. Il ghiacciaio è tornato ad alzare la sua voce: «Una porzione di mezzo milione di metri cubi, grande quanto il Duomo di Milano si muove, completamente staccata dal corpo principale del ghiacciaio», ha spiegato Valerio Segor dagli uffici regionali. Diversi i sorvoli in elicottero in questi giorni, dopo mesi di movimenti nella norma hanno decretato una chiusura improrogabile. Complici le piogge e poi un walzer di caldo e freddo, ecco un mix micidiale: i pinnacoli del Planpincieux ribollono. «A monitorarli da anni pensano sia l'istituto di ricerca Slf con sede a Davos, sia i glaciologi dell'Eth di Zurigo», spiega Ivano Giulio Parasacco, assessore dimissionario a Turismo e Commercio. La fondazione Montagna sicura, poi, tira le fila e lo scorso fine settembre lancia il primo allarme. Seguono le chiusure, quando però la stagione turistica era finita e i boschi viravano all'autunno. Molto rumore per nulla, amplificato semmai più dalle parole intempestive del premier Giuseppe Conte che, nel suo discorso all'Onu sul cambiamento climatico, sintetizzò improvvido: «Il monte Bianco sta venendo giù». Autogol mediatico mitigato solo dalla neve e dal freddo che rinsaldarono animi e ghiaccio. Da mercoledì sera l'ex sindaco ha dovuto occuparsi si istituire un'altra zona rossa: il ghiacciaio - va sottolineato - non minaccia né il paese ne il traforo, semmai una porzione di quella strada, porta d'accesso ad una delle valli più belle ed amate del Belpaese, la val Ferret. Chiusa fra La Palud e Planpincieux, sono stati 15 i residenti evacuati insieme ad una cinquantina di turisti, fra alberghi, seconde case e campeggio. Il centro di prima accoglienza allestito al Palaghiaccio, per ora, non è servito. Domani arriveranno i nuovi rilievi e si deciderà se prorogare l'ordinanza, affrontando così a mezzo servizio la cruciale settimana di Ferragosto. «Abbiamo avuto un'estate e un inverno pre covid - da record aggiunge Parasacco ora siamo pieni». Proprio a Planpincieux un ristorante aveva ritrovato la storica gestione familiare, l'altro era stato allietato dall'arrivo di due gemellini. Il rifugio in fondo valle, quello no, non se l'era sentito di riaprire dopo il covid. Questa è una valle che dà lavoro a diverse famiglie e che ha una stagione cortissima: si passeggia in estate, si fa sci nordico d'inverno. Un equilibrio delicato. Si accede solo in bus che proprio quest'anno, per la prima volta, era pure gratis. Ora, mentre anche agli escursionisti del Tour du Mont Blanc viene consigliata una strada «alta» alternativa, il paese teme: «Dobbiamo programmare già l'inverno», spiega Parasacco, «Non sappiamo quando arriverà il commissario e le elezioni potrebbero non essere entro l'anno».

A settembre, invece, la Regione, con il suo corpus di grane e problemi, proverà a voltare pagina, ma lassù ai piedi del Bianco c'è un ghiacciaio che potrebbe decidere molto in fretta le sorti di questa estate caldissima.

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