È già un incubo l'app "Io". Quanti vincoli e trappole per accedere ai rimborsi

Il cashback si annuncia difficile nonostante lo spot di Conte. Penalizzati i redditi bassi

È già un incubo l'app "Io". Quanti vincoli e trappole per accedere ai rimborsi

Incentivare gli acquisti garantendo maggiore liquidità a negozianti e imprese, assicurare maggiori entrate e facilitare il tracciamento dei pagamenti all'Erario. Motivi che dovrebbero indurre il cittadino a usare bancomat e carte di credito grazie all'applicazione Io PA, auspicando peraltro di ricevere indietro il 10% di quanto speso. Ossia il cosiddetto cashback che dall'8 dicembre dovrebbe funzionare in via sperimentale per andare a regime dal primo giorno dell'anno prossimo.

Già, ma la sequela di condizionali è doverosa perché accedere alla scontistica di Stato non è così facile. Anzi, non lo è per niente. Oltre al fatto che il governo e il premier Giuseppe Conte in primis non hanno spiegato i tempi di rimborso nei conti correnti degli italiani, e tantomeno se ci sia differenza tra acquisti con bancomat e carte di credito. E neppure se ci sarà o meno una cumulabilità familiare. Vincolo non da poco perché molte famiglie hanno un conto corrente unico e più di un bancomat. In questo caso, siccome il rimborso del 10% non potrà superare i 150 euro verranno penalizzate proprio quelle stesse famiglie che solitamente hanno un reddito basso. Senza tener conto che saranno certamente gli anziani a dover rinunciare a iscriversi all'app: molti di loro, soprattutto chi vive di pensione minima, non possiede carte di credito per via della esigua disponibilità economica. Ma la strada è in salita anche per ulteriori macchinazioni burocratiche da superare, compresa quella della rete internet in capo alla pubblica amministrazione che funziona a rilento: spesso iniziando la procedura si deve ripartire daccapo perché la piattaforma non sostiene troppi accessi contemporaneamente. Promesso però da lunedì 7 un potenziamento della rete di supporto all'applicazione. Tuttavia per iscriversi all'App IO è innanzitutto necessario possedere la Spid, (iscriversi al sistema pubblico di identità digitale, oppure farsi riconoscere con la propria carta di identità elettronica, Cie, tramite il pin e il puk). E già qui la terminologia potrebbe risultare confusa a più di qualche cittadino. Ma la faccenda si complica ulteriormente in quanto, a sentire i patronati che per primi cercano di aiutare i loro clienti a sbrogliare la matassa, almeno il 50% dei cittadini che ha rinnovato la carta di identità per quella digitale, non ha mai ricevuto indietro la seconda parte del codice pin e tantomeno il puk. Oltre al fatto che la Carta di identità elettronica ce l'hanno solo 14 milioni di Italiani sui 40 cui è destinato il provvedimento. Unico escamotage per superare gli ostacoli è rivolgersi ai provider in convenzione con la Pubblica amministrazione è fare domanda per ottenere l'identità digitale. C'è da aggiungere che tutti gli identity provider così si chiamano e già queste nuove terminologie rendono difficile l'accesso di chi è più in là con gli anni sono a pagamento, tranne quello di Poste Spa. Vale a dire dopo che uno ha già sborsato una trentina di euro per il rinnovo della Cie si ritrova a doverne sborsare altri per la Spid. Doveroso sapere che la Spid non arriva subito, pronta cassa, ma si deve attendere più di qualche giorno. Intanto però la Pubblica amministrazione incassa contanti freschi mentre chissà quando riverserà i rimborsi della scontistica del 10%.

Un altro bluff di

pseudomagnanimità del governo giallorosso che, sempre con la solita app IO di PagoPA ha sbandierato l'estate scorsa di erogare il bonus vacanze. Bonus di cui quasi nessuno ha usufruito per via delle modalità farraginose di utilizzo.

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