La macchina del depistaggio si è messa in moto a cadavere ancora caldo. Anzi, con il passare delle ore emergono dettagli sulla morte di Navalny che dimostrerebbero come il probabile assassinio del dissidente sia stato programmato addirittura martedì scorso. Tutto sarebbe stato orchestrato con largo anticipo, per confondere le acque e allontanare il più possibile quella verità che forse non scopriremo mai.
Tanto per cominciare fino a sabato sera familiari e legali non hanno potuto vedere il corpo. Uno degli avvocati, Leonid Solovyov, assieme alla madre Lyudmila Ivanovna sono arrivati all'obitorio di Salekhard, a pochi passi da dove si trova la colonia penale siberiana di Polar Wolf, trovandolo chiuso. Eppure dal carcere avevano assicurato che l'obitorio era aperto al pubblico e che il cadavere di Navalny si trovava nella struttura. «L'avvocato ha composto il numero di telefono, ma gli è stato risposto che il corpo di Aleksei non si trova all'obitorio», afferma su X Kira Jarmysh, portavoce dell'oppositore russo. I suoi legali chiedono che il corpo venga restituito immediatamente alla famiglia, ma il comitato investigativo di Salekhard dichiara che «la causa della morte di Aleksei non è stata ancora stabilita. I risultati dell'autopsia dovrebbero essere disponibili la prossima settimana». Eppure qualcuno si era affrettato telefonicamente a spiegare alla signora Ivanovna che il figlio era morto per un'embolia cerebrale durante l'ora d'aria. Versione smentita da un detenuto della colonia penale, che parla addirittura di decesso nella notte di giovedì. «La sera tardi e la notte si sono sentite auto arrivare nel complesso della colonia penale, almeno in tre diverse ondate. E la sera di giovedì i secondini hanno accelerato i controlli e la chiusura delle celle dei detenuti, come se non volessero occhi indiscreti nei paraggi», si legge nelle dichiarazioni raccolte dal quotidiano Novaya Gazeta.
Le fonti ufficiali, Peskov dal Cremlino in primis, collocano la morte di Navalny intorno alle 10 di mattina. Ma Baza, sito di notizie di solito bene informato sui temi di sicurezza, scrive che il dissidente si è sentito male intorno all'una di pomeriggio, morendo un'ora dopo. Nessuno ha avvistato autoambulanze in quella fascia oraria, e i soccorsi sarebbero arrivati solo dopo che tutti sapevano che l'oppositore era privo di vita. Rasenta il ridicolo l'affermazione del direttore dell'ospedale di Labytnangi, la località più vicina alla colonia penale. «Appena ci hanno avvisati del malore siamo riusciti a inviare un'ambulanza che ha impiegato 7 minuti ad arrivare al carcere». Peccato che il nosocomio di Labytnangi si trovi ad almeno 38 km dal Polar Wolf. Risulta preziosa invece la testimonianza di Dmitry Muratov, medico personale di Navalny. «Non abbiamo visto il corpo, ma se si è davvero trattato di malore non può che essere la conseguenza delle condizioni carcerarie. Aleksei alloggiava in una cella di punizione minuscola. L'assenza di mobilità può provocare trombosi degli arti inferiori».
Intanto il bulgaro Christo Grozev, giornalista investigativo di Bellingcat e amico del dissidente russo, afferma alla Cnn che «l'ipotesi più
probabile è che sia stato avvelenato una seconda volta. Se fosse collassato a terra durante la passeggiata nel cortile del carcere, dovrebbe esserci il video delle telecamere di sorveglianza. Finora non abbiamo visto nulla».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.