Lo aspettano fuori dal grattacielo Pirelli, dove ha appena tenuto la sua conferenza stampa, i giovani leghisti con bandiere e applausi. «Viva Attilio!», «Viva presidente» urlano felici. Attilio esce, sorride, si presta agli scatti e ai selfie e se ne va con la sua vittoria in tasca. Attilio Fontana è il presidente della regione Lombardia per il secondo mandato consecutivo, con circa il 56,2% dei voti, (la sua lista Lombardia Ideale - Fontana Presidente al 6,2%, Lega 16,9%) sbaragliando gli avversari Majorino, Moratti e Ghidorzi.
Nato a Varese nel 1952, diplomato al liceo classico di Varese e poi laureato in Giurisprudenza a Milano, avvocato (tra i suoi successi la condanna per diffamazione di Michele Santoro nel 2007) prestato alla politica, fa una bella «gavetta» prima di arrivare alla carica più importante della Regione. Amico di Matteo Salvini e di Roberto Maroni, con cui condivide le origini varesotte, animo liberale, si innamora della politica grazie alla Lega, di cui diventa esponente nel 1995. Nel 1999 ottiene il suo primo incarico come sindaco di Induno Olona. Approda nel 2000 nel consiglio regionale, incarico confermato nel 2005. Nel 2006 viene eletto sindaco di Varese, restando in carica fino a 2016 per due mandati. Presidente di Anci, guida il fronte dei sindaci contro il governo «amico» sulla revisione del patto di stabilità, che strozza i bilanci delle amministrazioni. Battaglia che gli costa una lite con l'allora ministro Roberto Calderoli. Sindaco amatissimo nella sua Varese, quando decide di candidarsi alla presidenza della Lombardia, nel momento in cui sta pensando di lasciare la politica la rinuncia alla ricandidatura a sorpresa di Roberto Maroni, è pressoché sconosciuto ai più. Eppure con il 49,75% dei voti nel 2018 diventa presidente della Regione sbaragliando l'ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
Uomo schivo, ma capace di dialogare con tutti, mai sopra le righe, pacato e riservato, si conosce poco della sua vita privata. Sposato due volte (in seconde nozze con Roberta Dini, figlia del fondatore di Paul & Shark) ha tre figli. Appassionato di montagna, tra i suoi hobby, la bicicletta, il tennis e soprattutto il golf. Grande tifoso del Varese Basket e del Milan. Amante delle auto sportive: ha venduto anni fa la sua Porsche Carrera azzurro metallizzato, con cui ormai non girava più per Varese, per rispetto dei concittadini in difficoltà.
Travolto dallo tsunami della pandemia, riesce a non perdere mai la lucidità, anche nei momenti peggiori. Dopo la confusione iniziale - tutti ricorderanno le immagini di Fontana in diretta mostrare come si indossa la mascherina - riuscendo a coordinare tutti gli aiuti possibili - riesce a mettere in piedi l'ospedale Covid in Fiera grazie a Guido Bertolaso, che chiama poi come consulente per avviare una campagna vaccinale mastodontica e quasi perfetta, nonostante la falsa partenza. Prima di decidere se candidarsi per il secondo mandato, vuole capire in che direzione sta andando l'inchiesta giudiziaria, poi archiviata per accuse infondate, su una fornitura di camici. Ultima delle sue fatiche, che dimostrano la sua capacità di dialogare con tutti, la conquista della Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026.
Per la campagna elettorale Fontana ha scelto lo slogan «L'orgoglio di fare», rivendicando quanto fatto per il rilancio del turismo, la ripresa dell'economia a partire dagli aiuti massicci alle piccole e medie imprese, la sanità, con le prime case di comunità e il recupero delle prestazioni sanitarie. Smontando quindi con i fatti tutte le macchinazioni della campagna elettorale denigratoria del centrosinistra che ieri è crollata come un castello di carte. «Questa è la dimostrazione che il radicamento sul territorio alla fine paga sempre - commenta in serata -.
Sia all'interno della Lega sia nella mia lista c'erano persone che hanno dimostrato nel loro passato di saper svolgere il ruolo di amministratore. Persone che hanno giustificato per tanti cittadini la voglia di andare a votare».
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