Giorgetti: "Su Pnrr tempi da rivedere, non ho timore a dirlo"

Il posticipo potrebbe essere approvato l'anno prossimo nell'ambito della discussione sul quadro dei fondi comunitari 2028-2034

Giorgetti: "Su Pnrr tempi da rivedere, non ho timore a dirlo"
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Il Pnrr necessita di una scadenza più flessibile. È quanto ha ribadito il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo ieri all'assemblea generale di Unione Vini: il termine del 30 giugno 2026, fissato dalla Commissione Ue, deve essere ripensato. Giorgetti ha sottolineato che la discussione potrebbe riaprirsi il prossimo anno, in concomitanza con i negoziati per il bilancio comune 2028-2035. La speranza del governo è che «sulla richiesta, non solo italiana di far slittare la scadenza hanno già detto di no; ne riparliamo fra un anno, vedremo». Da fonti Ue trapela che una proroga potrebbe guadagnare slancio l'anno prossimo.

Solo lo scorso aprile, Giorgetti puntava sulle elezioni europee e sulla nuova Commissione per sbloccare il "dossier proroga": se l'attuale Commissione europea uscente non lo ha capito, aveva detto il ministro, «la prossima forse valuterà diversamente». Ora, con la precedente maggioranza europea che ha retto nell'Europarlamento, il ministro sembra fiducioso che sarà l'avvicinarsi del 2026 a far uscire allo scoperto altri Paesi, oltre all'Italia e alla Polonia, che hanno chiesto apertamente uno slittamento. «Sarebbe più realistica una determinazione delle tempistiche che sia utile per i Paesi, per le imprese e per l'Europa stessa», ha affermato.

Il commissario all'Economia Paolo Gentiloni aveva risposto al pressing italiano definendo la scadenza «fissa». Tuttavia, un confronto potrebbe avvenire l'anno prossimo durante i negoziati per il bilancio comune 2028-2035. Non una chiusura netta, dunque. Potrebbe influire anche il ruolo che assumerà Fratelli d'Italia nella ricerca di una maggioranza da parte di Ursula Von Der Leyen per un secondo mandato. In quest'ottica Giorgetti, oltre a una crescita «perfettamente in linea» con le stime del governo e con un obiettivo di «pareggio del saldo primario», ha fatto pesare il fatto che l'Italia abbia il governo «più stabile fra i grandi Paesi».

«Abbiamo 39 miliardi da mettere a terra e conto che li spenderemo tutti e li spenderemo

bene», ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. L'Italia ha appena ottenuto una valutazione positiva di Bruxelles sull'erogazione della quinta rata, che porterà l'incasso a 113,5 miliardi sui 194,4 totali.

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