Giorgia decide sull'Albania. E denuncia l'attacco del pm

Oggi in Cdm il decreto per superare gli ostacoli giudiziari sul centro dei migranti. Il rilancio sui social della mail della toga militante

Giorgia decide sull'Albania. E denuncia l'attacco del pm
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La strada è tracciata. Dopo che il tribunale di Roma ha bloccato l'operazione Albania, non convalidando il trattenimento dei dodici migranti che erano stati portati nel centro di Gjader, sulla base dell'accordo siglato tra il governo italiano e quello di Edi Rama, il governo Meloni lavora alle contromisure. Oggi il governo italiano presenterà un nuovo decreto legge - nel consiglio dei ministri convocato per le 18 a palazzo Chigi - per superare gli ostacoli giudiziari e permettere il trasferimento dei migranti in Albania.

L'obiettivo è elevare a norma primaria l'elenco dei Paesi considerati sicuri per il rimpatrio dei migranti, finora regolato da un semplice decreto interministeriale. Una norma non più secondaria, dunque, come è invece il decreto del ministro degli Esteri emesso di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l'elenco dei Paesi considerati sicuri. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha lavorato tutto il fine settimana al nuovo testo. Ci sono tuttavia ancora questioni da risolvere riguardo al rapporto con il diritto comunitario e alla redazione e definizione dei parametri che portano a definire un paese sicuro.

In ogni caso attraverso il decreto e la sua successiva conversione verrà ribadita la volontà politica di un governo che ha un'ampia legittimazione popolare di esercitare un controllo delle frontiere. Così come l'esecutivo ha intenzione di muoversi anche in Europa per accelerare l'entrata in vigore del regolamento 1348 del 2024 che tornerà a consentire il rimpatrio nei paesi parzialmente sicuri (e non solo in quelli sicuri), con una lista approvata a livello dell'Unione (attualmente l'entrata in vigore è prevista per il giugno 2026).Nel novero delle ipotesi c'è anche quella di rendere appellabili le ordinanze dei giudici in modo da bloccarne l'effetto. Inoltre si vorrebbe limitare la discrezionalità di intervento dei giudici, prescrivendo che vengano definiti in maniera più precisa i parametri e i motivi per cui un Paese non è considerato sicuro. L'operazione Albania, assicurano comunque nell'esecutivo, andrà avanti regolarmente.

In un contesto già di suo così complesso e costellato di polemiche e di accuse, scoppia il caso Patarnello. Il sostituto procuratore della Repubblica, come riportato dal Tempo, esprime in un messaggio inviato a una mailing list giudizi politici sulla presidente del Consiglio. Un messaggio che rilancia il dibattito sulla terzietà di parte della magistratura italiana. È la stessa premier a pubblicarne un passaggio: «Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione». «Così un esponente di Magistratura democratica» scrive sui social Giorgia Meloni. Scatta anche la presentazione di una interrogazione urgente per richiedere «una immediata ispezione da parte del Ministero della Giustizia» da parte di Maurizio Gasparri.

«Fa affermazioni politiche molto gravi, contestando il governo e sintetizzando un programma, che secondo gli organi di stampa, rappresenta un vero e proprio manifesto dell'opposizione politica». E sui social interviene anche Matteo Renzi: «Sul centro migranti in Albania, Giorgia Meloni è indifendibile, ma i magistrati ideologizzati che attaccano la premier in chat sbagliano quanto lei, più di lei».

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