Una comparsata è poca, due sono troppe. E a sinistra danno i numeri. L'altra sera il premier Giorgia Meloni si è infilata all'ultimo secondo allo spettacolo Amore+Iva di Checco Zalone al Teatro Brancaccio di Roma, accompagnata dal compagno Andrea Giambruno e dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi. A luci spente, seduta in mezzo agli altri, appena prima che si aprisse il sipario. Se non lo avesse rivelato il comico pugliese («Non mi fate fare figure di m... che c'è la presidente del Consiglio qua che ha preferito il mio spettacolo al karaoke con Macron») forse non se ne sarebbe accorto nessuno, ma tant'è. C'è un filo logico che lega questo blitz alla tanto discussa comparsata da Fiorello? C'è una nuova strategia comunicativa o semplicemente la Meloni aveva bisogno di staccare il cervello con un po' di sana comicità politicamente scorretta? Un senso la doppia (involontaria?) operazione mediatica del premier ce l'ha: «Alleggerire la sua immagine di leader paludata», come dice Klaus Davi, ma anche aggredire la sinistra in trasferta, sul loro terreno. Certo, come con Fiorello c'è dietro un rapporto personale, come rivelò Zalone al Corriere. Era in vacanza in Puglia, la invitò a cena su pressione di alcuni amici «fascistoni» con un sarcastico messaggino whatsapp («Hai intolleranze, oltre a quelle che già conosciamo?») ma la cosa finì lì.
Chissà adesso cosa si inventeranno i giornaloni sull'asse Meloni-Zalone, se sulla comparsata da Fiorello si è imbastito un processo mediatico. Vedi il veleno sul Fatto di Daniele Luttazzi, stupito del Fiorellowashing - ovvero «darsi una patina di simpatia andando ospite da Fiorello» - per l'assenza di domande su Cutro o sull'Ucraina durante la chiacchierata tra i due. Come se per anni i politici di sinistra non avessero sguazzato nell'infotainment, l'ibrido tra information e entertainment, okkupando innocui salotti tv dove far passare messaggi «pesanti» con leggerezza, tipo Fabio Fazio. Che l'altra sera sembrava trasformato, nell'insolita veste di cane da guardia davanti al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Alla fine arriva Elly Schlein, fresca di una gigionesca comparsata glamour da Alessandro Cattelan, che si lamenta coi suoi: «Il governo sta cercando di mettere un po' troppo le mani sulla Rai, vigileremo». Come dire, è cosa nostra. Archiviata per colpa del Covid e del governo no gender Mario Draghi, la satira politica ritorna d'incanto: ma a far ridere sono le vere priorità del Pd.
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