Tre giorni prima delle per lei catastrofiche elezioni di domenica scorsa, Angela Merkel aveva fatto una visita di commiato al suo distretto elettorale. La Pre-Pomerania e l'isola di Ruegen, un angolino dell'ex Ddr sulla costa del Baltico ai confini con la Polonia, non l'avevano mai delusa e lei, evidentemente, non aveva mai deluso i suoi elettori (anche facendo in modo che la città portuale di Greifswald fosse il terminale del contestatissimo gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia). Ancora alle consultazioni del 2017, il simbolo della Cdu con il suo nome accanto aveva calamitato più del 42% dei voti, lasciando per l'ottava volta le briciole agli avversari. I giornali tedeschi di venerdì scorso avevano quasi tutti una foto della Cancelliera con tanti pappagalli sulle braccia in un parco popolare quanto lei. Non è bastato. Georg Guenther, chiamato a raccogliere la sua eredità, ha raccattato a fatica un 20%: non eletto a vantaggio della Spd, partito che 4 anni fa viaggiava verso l'estinzione.
IL DISASTRO LASCHET
Era dunque la Merkel a tenere insieme elettoralmente la Cdu, e gran parte dei voti che domenica sono andati perduti (non solo nel suo distretto) erano i suoi personali. La Cdu guidata da Armin Laschet ha lasciato sul terreno più di tre milioni di voti rispetto al 2017: di questi, 1,4 milioni si sono travasati direttamente alla Spd, un milione ai verdi, 340mila ai liberali e il resto a varie liste minori. Ancora ieri sera la elezione al Bundestag di Laschet era incerta: è aggrappato al recupero proporzionale.
LINKE SALVA
All'estrema sinistra, un altro disastro elettorale ha riguardato la Linke, erede del partito comunista della Ddr. Per banali ragioni fisiologiche (gli anziani nostalgici del Muro muoiono e i giovani guardano soprattutto all'estrema destra), il partito che fino a 10-15 anni fa trionfava a Berlino Est e in molte aree depresse orientali è in calo continuo. Ma nessuno si aspettava che finisse sotto la soglia di sbarramento del 5%, com'è invece accaduto. La Linke manderà però comunque una pattuglia di 39 deputati al Bundestag grazie al suo zoccolo duro in tre distretti elettorali, due a Berlino Est e uno a Lipsia: il partito che ottiene almeno tre mandati diretti vede salvaguardata per legge la sua quota proporzionale. Curiosità: tra i salvatori del partito c'è Gregor Gysi che nel dicembre 1989 fu l'ultimo presidente dei comunisti della Ddr.
IL CAMBIAMENTO È GIOVANE
Un dato molto interessante riguarda il
voto giovanile. Sotto i trent'anni, il primo partito tedesco sono i verdi (con il 22%) seguiti dai liberali con il 20. I vecchi dinosauri Cdu e Spd arrancano ben sotto il 20% ciascuno e il futuro non sembra appartenergli.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.