Il giudice libera cinque tunisini

Gip di Palermo nega il trattenimento

Il giudice libera cinque tunisini
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È successo di nuovo. Come già accaduto ad agosto. Anche questa volta sono stati i gip del Tribunale di Palermo a bocciare il trattenimento per cinque giovani tunisini entrati illegalmente in Italia. Provenendo da un Paese considerato sicuro, il questore di Agrigento aveva firmato per i nordafricani sbarcati in Sicilia un provvedimento di trattenimento per la procedura accelerata da svolgersi in frontiera. Che prevede la possibilità di trattenere il migrante se appunto proviene da un Paese «sicuro» e se ha presentato la sua domanda solo dopo essere stato fermato per aver eluso (o tentato di farlo) i controlli di frontiera. La bocciatura del trattenimento risponde alla stessa motivazione: non è sicuro il posto da cui provengono quindi non è giusto rispedirli indietro. Pensare che un decreto del maggio scorso avesse incluso proprio la Tunisia nei Paesi considerati sicuri. I giudici, però, questa volta si sono rifatti a una sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre scorso che offre di un «Paese sicuro» una definizione più restrittiva.

Intanto il Consiglio dei ministri su proposta del ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato la proroga, di ulteriori sei mesi, dello stato di emergenza già deliberato in conseguenza dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo.

Nonostante il calo consistente di sbarchi resta, tuttavia, «la necessità di reperire nuovi posti sul territorio per alimentare il sistema nazionale di accoglienza, a causa della elevata percentuale di richiedenti la protezione internazionale ai quali deve essere assicurata l'accoglienza», ma anche a causa delle frequenti contestazioni giudiziarie e

dell'arretrato pendente. Inoltre, i nuovi flussi migratori vanno a sommarsi a quelli degli anni precedenti, già accolti nei centri, e l'emergenza Ucraina continua a impattare in misura rilevante sul sistema nazionale di accoglienza.

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