La giudice che cerca fondi per le Ong

Dopo i casi di Catania e Firenze, le campagne "balcaniche" della Albano, militante Md

La giudice che cerca fondi per le Ong
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Il caso della giudice Iolanda Apostolico, che grazia gli illegali tunisini e partecipa a rabbiose manifestazioni pro migranti dell'estrema sinistra è la punta di un iceberg. Sul versante della rotta balcanica c'è un'altra giudice, Silvia Albano, specializzata nella protezione internazionale al Tribunale di Roma, che ha fatto calare la scure sulle riammissioni dei migranti illegali in Slovenia. L'ordinanza scaturisce dall'esposto di un pachistano che si è rivelato una gigantesca bufala. La giudice fa parte dell'esecutivo nazionale di Magistratura democratica e del comitato direttivo dell'Anm, l'Associazione nazionale dei togati. E non è un caso che sia vicina all'Asgi, un'associazione legale finanziata da George Soros, che fa di tutto per aprire le porte all'immigrazione. Albano, sulla sua pagina Facebook, appoggia le Ong del mare, anche le più estremiste come la tedesca Sea watch, pubblicizzando raccolte fondi a loro favore e postando articoli. Il 7 febbraio 2020 fa una donazione, lanciata da Alessandro Metz, a favore di nave Mare Jonio. Oggi per Metz assieme a Luca Casarini la procura di Ragusa ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina. E ovviamente negli ultimi giorni Albano difende a spada tratta la collega Apostolico nell'occhio del ciclone.

La mazzata sulle riammissioni in Slovenia, pratica comune da parte dei francesi a Ventimiglia, arriva il 18 gennaio 2021 quando Albano accoglie in pieno il ricorso contro il ministero dell'Interno di Mahmood Zeeshan presentato dagli avvocati Caterina Bove e Anna Brambilla legati all'Asgi. In sintesi il pachistano sostiene di essere arrivato a Trieste, capolinea della rotta balcanica, dove la polizia l'ha malmenato e rimandato in Slovenia. E poi è stato rimbalzato in Croazia e alla fine in Bosnia.

La giudice si spinge più in là nell'ordinanza bollando come «illegittime» le «riammissioni informali» in Slovenia, vero obiettivo dell'Asgi, che canta vittoria. L'allora ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, blocca le riammissioni, che si basano su un discusso accordo con Lubiana del 1996. «Al di là dei numeri è grave il messaggio sbagliato arrivato ai trafficanti: nessuno verrà rimandato indietro - spiega Pierpaolo Roberti assessore leghista del Friuli- Venezia Giulia su sicurezza e immigrazione - Per di più si è scoperto con il ricorso del Viminale che la denuncia del pachistano era inventata». Il 27 aprile 2021 il tribunale di Roma, ma con altri giudici, smaschera la presunta vittima della polizia italiana in stile Pinochet. E la condanna pure al pagamento alle spese processuali, ma non si pronuncia sull' «eventuale illegittimità» dell'accordo italo-sloveno sulle riammissioni. In pratica rimane in vigore il blocco e torniamo a rimandare indietro gli illegali solo di recente con il ministro Matteo Piantedosi. «Ma a rilento - ammette Roberti - Il danno provocato dall'ordinanza nel contrasto all'immigrazione illegale è irreversibile». Il motivo aggiuntivo è che in Slovenia il nuovo governo di sinistra non vuole saperne di riammissioni crollate a meno di 100. A parte le ripetute interviste sul Manifesto, che criticano il governo su Ong e sbarchi, Albano è l'unico magistrato a partecipare il 14 ottobre 2020 al convegno «Europa: migranti e richiedenti asilo Per una svolta di civiltà» organizzato da Cgil, Cisl, Uil, Md e Asgi. La mattina interviene Gianfranco Schiavone, allora numero due dell'associazione. A Trieste è presidente della onlus Consorzio Italiano di Solidarietà, che accoglie i migranti in arrivo dalla rotta balcanica facendosi pagare dallo Stato. Non solo preannuncia il caso (farlocco) del pachistano ma dichiara: «Prima o dopo ci sarà un giudice a Berlino».

Nel pomeriggio prende la parola Albano che attacca i decreti sicurezza di quando Salvini era ministro dell'Interno. Solo tre mesi dopo gli avvocati dell'Asgi trovano «il giudice a Berlino» evocato da Schiavone con l'ordinanza di Silvia Albano che affossa le riammissioni in Slovenia.

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