Giuli e la telefonata di Giorgia: "Hai l'abito per il Colle?"

Il ministro della Cultura e l'aneddoto sul giuramento: "Stavo andando in campagna"

Giuli e la telefonata di Giorgia: "Hai l'abito per il Colle?"
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«Continuità» è la parola che il ministro della Cultura Alessandro Giuli (foto) sceglie per descrivere lo stile della successione a Gennaro Sangiuliano. Il neo capo di dicastero, ospite nella kermesse siciliana di Fdi (a Brucoli, «Le radici della bellezza») e intervistato da Pietro Senaldi di Libero, passa dagli aneddoti familiari alla linea per la gestione della cultura italiana. È la prima uscita pubblica del ministro, la curiosità è più che giustificata. Basta, anzitutto, con le false narrative sul «tatuaggio fascista» che Giuli terrebbe ben nascosto. Il tatuaggio c'è ma non rappresenta l'aquila mussoliniana. «È - spiega il ministro - la riproduzione di una insegna del primo secolo dopo Cristo». È cioè una moneta. Il tono si fa sarcastico. È del resto impossibile «fare una retata» per «ricostituzione del partito fascista», partendo «da Augusto» e arrivando «a tutta la dinastia giulio-claudia», ironizza l'intervistato. E se il capo di dicastero promette di incoraggiare la cultura, chi «sa fare» il cinema «non ha nulla da temere». Certo è «finita» la «stagione dei contribuiti a pioggia». Un aneddoto anche sul giorno del giuramento. Nessuna raccomandazione particolare dalla premier se non una: «Ce l'ha il vestito per andare dal presidente Mattarella?». «Quello - racconta Giuli - era l'unico giorno in cui non l'indossavo, perché dovevo andare in campagna». La «destra senza paraocchi» che il ministro intende rappresentare ha già dovuto presiedere il G7 a Napoli «con i riflettori di tutto il mondo puntati addosso». E Giuli ha già avuto modo di notare che l'Italia «è tornata al centro dell'interesse internazionale». Certo, il neo ministro ha dovuto subire un preliminare «processo di mostrificazione». L'ospite della convention di Fdi rimarca di essere «un appassionato di riti religiosi». Soltanto che ogni tanto gli si chiede persino se è vero che mangia fegato crudo. Poi un aneddoto familiare: «Ho avuto un nonno monarchico e da parte paterna un nonno che ha fatto la marcia su Roma, che ha portato la famiglia a Salò». E poi il papà che ha lavorato «nel sindacato della destra sociale» per completare il «pedigree». Giuli ricorda che il ministero della Cultura non tutelerà «la destra» ma tutti. Ci sarà «continuità» - come da premessa - ma il ministro assicura anche la sua «impronta». Il ministro non è nuovo agli esordi: «Quando fui nominato al Maxxi c'era chi si aspettava i Lanzichenecchi». Poi però la realtà ha smentito le narrative. Un paio di passaggi sulla sinistra. Il primo è quello sugli «intellettuali col coltello tra i denti». Per il capo di dicastero, «una leggenda».

Il secondo - che fa scappare più di qualche sorriso - sulla tendenza al «frazionismo», tipica della sinistra. Corrado Guzzanti, imitando Fausto Bertinotti, ne fece pure una teoria: quella della scomposizione della sinistra in tanti piccoli virus.

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